FATE

Iliano Martini, Pieve San Lorenzo 1940

Il mio nonno mi diceva che nel canale sotto Albiano, dove c’è la "lazza della fata", la chiamano così, sotto la curvone, il tornante che va su ad Albiano, dove c’è la frana, [...] c’è la Lazza della fata, non so perché la chiamano così, ma è un posto dove frana sempre… [...] e mi diceva questa cosa qui, mi diceva che quando passava nel canale guardando su c’era una donna… che stava con una gamba di qua e una di là, su questo canalone, [...] con il vestito lungo… [...] sarà stata la fata…

Maria Bocchi, Pieve San Lorenzo 1932 Veglia Bugliatico 2004

La grotta delle fate

Lì vicino a dove stavo io, c’è una grotta enorme, questa è verità perché c’è sempre anche adesso, l’ho vista anch’io, ci sono stata e lì stavano le fate, […] la grotta delle fate. Quella c’è anche alla selva ma quella è la grotta dove stavano le fate. Però queste fate di giorno non si vedevano, uscivano fuori la sera, […] va bene… e io dicevo: ma io non l’ho mai viste, perché loro la sera scendevano giù perché c’era un bel viottolo, […] andavano nel canale, con i secchielli, prendevano l’acqua, […] la portavano su l’acqua, poi si facevano da mangiare, avranno lavato, avran fatto… tutte le cose che c’erano da fare queste fate… insomma io ero un po’ impaurita, perché il giorno poi io dovevo andare lì con le pecore, lì vicino a questa grotta, su questo poggio, dovevo andare con le pecore l,ì e quando ero lì io avevo paura, adesso, dicevo: se escono fuori, se mi portano via, se mi fanno qualcosa… insomma avevo paura ad andare lì. Era il tempo che veniva anche la neve, insomma a quei tempi veniva tanta neve, quando ero piccola io… e i miei mi dicevano no, devi mandare le pecore là, perché là la neve non c’è […] e quando ero là, sempre con la paura che mi spuntassero, che mi venissero a fare qualche dispetto… insomma qualcosa. Dopo arrivava giù… un ragazzo, più grande, no… era della mia età e poi un’altra, una ragazza, più piccola da Tripala, venivano giù con me, e venivano lì con me, e si mettevano attenti, questo ragazzo andava come in cima là a questa grotta e voleva pur vedere se queste fate uscivano fuori, e stava là in cima un po’, un po’, e poi diceva: "Ma è possibile che siano qui sotto? Che stiano qui dentro? Che non escano mai fuori? E’ possibile?" E va be’.. Il giorno dopo sempre con la neve, si doveva tornare lì perché lì la neve non ci stava, insomma con queste pecore e bisognava andare lì e fra tanti veniva su anche Luì dei Menchi., […] perché poi questa grotta era nel suo, questo poggio era suo, veniva lì, però stava tanto più in là perché ad andare là sotto, vicino a questa grotta aveva paura e allora faceva il giro più in là, passava di sopra anche lui a questa grotta e poi raggiungeva noialtri […] e ci si metteva tutti lì a contare e a guardare, sempre che spuntassero queste, fate ma le fate non spuntava mai.

Malandrone

Allora, un giorno, stando sempre attenti a guardare, perché io, anche se ero a casa, ero sempre a guardare questa gran grotta, perché poi era vuota, era come entrare lì sotto, così… e dicevo mah!... e poi dalla mia casa mi sembrava di vedere la biancheria stesa, mi sembrava di vedere bianco là e dicevo mah!... allora è verità… dicevo: magari stanotte quando sono scese, avran cambiato il letto, insomma…vattelapesca, chissà come l’avrò pensata… E una sera mio nonno esce fuori e dice.. eh…mi chiama e dice: "Maria, vieni a vedere, che le fate hanno fatto il fuoco, fanno il fuoco, sono a fare da mangiare." E io sono uscita fuori.. ma una paura sai, perché dicevo… ma ora è possibile che siano a fare da mangiar…e mah! mi sembrava una cosa un po’… e io sono uscita fuori e mi sono affacciata, perché poi era proprio di fronte al Piano e ho visto là, si vedeva questo fuoco e io dicevo allora è verità, è proprio verità, allora… e lui diceva: "Sì, sì, perché non che io l’ho viste, ma me l’hanno sempre raccontata anche a me." e io un po’ e un po’… e dicevo: "E’è impossibile…"

Stiamo qualche giorno che la neve non ce n’era più e allora le pecore non la mandavo là, va il destino che riviene questa neve, adesso la neve non viene più, ma a quel tempo veniva e ci stava, al Piano c’era la neve alta e là invece, perché ci batteva bene il sole, andava via subito. E bisognava mandare la pecora là, perché a quei tempi da mangiare,… non era mica come adesso che il fieno si brucia. […] Allora mandiamo là queste pecore e dopo fra tutti ragazzi, questo Luì, questo Pierino di Tripala, questa Giulia, si chiamava così, questo quassù, e poi Tonino […] e poi io, e poi mio fratello, insomma tanti…, abbiamo detto basta, adesso vogliamo andare a vedere, fra tutti insieme in questa grotta, e chi il bastone e chi…Tonino ha detto: "Io prendo il pennato, così se vengono gli do pennatate…" e va bene… ma sì… pozzica… io e la Giulia, questa qui di Tripala, insomma due, due ragazzette… avevamo paura…loro erano più… uomini, più coraggiosi e andavano avanti.

 

MalandroneLuigi dice: "Io vado avanti, ma voialtri venite tutti." "Sì, sì tutti!" E siamo andati su, quando siamo stati quasi vicini, perché c’era una bella piazza, bella larga, non era un violetto, era una bella piazza larga, quando siamo stati là dentro, vediamo là sotto c’erano due banche, due banchine, eh! Allora sì! indietro di corsa e chiappa lassù verso Tripala poi lassù c’era la via che raggiungeva il Malandrone e va il destino queste pecore chissà cosa avranno visto, o hanno visto le fate, o hanno visto cani, o hanno visto qualcosa, insomma hanno preso la corsa, tutte assù queste pecore, sono scappate, […] tutte assù dietro a noi! E noialtri una di quelle paure! Io ho preso le mie pecore che mi venivano dietro sono passata vicino al Malandrone che poi c’era una scorciatoia anche lì e poi via verso casa. E quelli lassù di Tripala dopo mi stavano a chiamare e dicevano:- vieni su, la pecore hanno avuto paura, sono passati i cani, quelli della Piana!-

Io ho detto: "Ora se vado a casa…" i miei eran buoni a dirmi: "Come mai sei già a casa? come mai così presto…" ora si fa come ci pare, ma allora bisognava ubbidire i genitori… e va beh… con quello, allora rilascia queste pecora, ancora su per quest’altro poggio… sono rivenute su dietro a me… e mah… sarà vero… impossibile e il cane dov’è andato… il cane io non lo vedevo… eppure il cane era quassù… magari per farci coraggio… chissà come l’avremo capita, eravamo ragazzi tutti ragazzi, ognuno contava la sua.

Allora viene… verso sera, comincio… Ma io m’ero stufata, prendo le mie pecore e dico:- Io vado a casa- Pierino dice.- Me mi hanno lasciato qui in fondo… voglio riaffacciarmi là a vedere cosa c’è- io ho detto :-Vai pure, io vado a casa.- chiamo le mie pecore passo al Malandrone e c’era il povero Gioà che mi dice."Dove vai ninina? Vai già a casa? Non è ancora notte!" "A me non m’interessa - gli ho detto - le mie pecore hanno avuto paura di qualcosa, là a quella grotta e io non ci sto più, vado a casa."

Vado a casa e mia mamma: "Sei già a casa? E va beh… ma ora non ti andranno neanche dentro, perché avranno ancora fame, quelle pecore." "Vieni ad aiutarmi." gli faccio. Insomma l’abbiamo messe dentro, queste pecore.

Mio nonno, la sera, a veglia, dopo detto il rosario, perché il mio nonno diceva il rosario la sera, prima… e dice: "Allora, come mai sei venuta a casa così presto oggi?" "E così e così… Insomma, ho avuto paura, perché c’erano le fate… o qualcuno… è uscito fuori da quella grotta…che le pecore si sono spaurite… e insomma io ho avuto paura e son venuta a casa." "Va bene." e dice: Sai, domani ti porto io lassù a vedere, vieni con me, andiamo a vedere veramente sotto a questa grotta cosa c’è, se ci sono veramente le fate, o se c’è qualcuno:" E va bene… col mio nonno…. siamo arrivati là nel canale, al Malandrone, poi bisogna montar su per questo poggio questo viottolo per andar su. Siamo arrivati lassù e c’era il suo fuoco in mezzo, e poi in giro c’erano due banchine di quelle da ragazzi, un po’ basse, e poi banchine fatte di sasso, tutte in giro, come se fossero state in cinque o sei.. e allora io faccio al mio nonno:- allora queste sono le sedie, ci si siedono loro, allora.- e lui dice:-questo senz’altro, sono le sue sedie." Però io parlavo con il mio nonno, ma a mano a mano, con gli occhi guardavo in qua e in là, perché mi sembrava, che… questa grotta là sotto faceva così… era fatta in modo che ci passava una persona… […] rimaneva una cosa così, che ci passava una persona.

"No, io no sto qui - dicevo al mio nonno." "E no, no!" diceva "No, no, dobbiamo guardare cosa c’è qua, ormai siamo qui e guardiamo. Ora faccio una pertica lunga, poi frughiamo là e guardiamo cosa c’è." E io avevo paura... figurati… una tremarella sai.. e lui si è messo lì con questa pertica, e ha cominciato a guardare in qua e in là, non ha trovato niente, però là dentro non c’è mica andato neanche lui, capirai, perché aveva paura, perché essendo tutta di sassi, questa banchina, chi l’ha fatta… chi non l’ha fatta…

Il mio nonno dice: "Sai chi l’avrà messa qui questa banchina? Magari l’avrà fatta il babbo del povero Ottavio… e dopo saranno venute le fate…" ma io ho detto: "E va bene, io qui con le pecore non ci ritorno e non ci sto più." "E va beh - ha detto - ci verrò io." Queste fate non l’ha mai viste nessuno, si vedeva, quella sera, il fuoco, l’ho visto anch’io, si vedeva il fuoco là sotto... Saran state streghe… fate… però il mio nonno curioso con quella pertica, spingi là, spingi là, però era tutto vuoto, la lunghezza della pertica, non come quella che ci si sbatte le olive, più lunga e dentro era tutto vuoto… ma dentro non c’è andato neanche lui.

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