Il Maestro Martini

I LIGURI APUANI

Questo popolo abitò sulla costa del mar Tirreno da Marsiglia a Luni e nel retroterra dell’attuale  Piemonte, Lombardia, Emilia, Liguria. Erano divisi in varie stirpi: Liguri-Apuani, Ingauni, Frignati o Frinati.

Un popolo molto bellicoso, formato da gente fiera, dura nelle armi ed orgoglioso della propria esistenza. Un popolo molto prolifico ed affamato di nuove terre dove cacciare e pascolare e proprio la Lunigiana e la Garfagnana, che si estendono tra il fiume Magra e l’Arno, furono invase ed abitate dai Liguri.

Tito Livio, nelle “Decade”, narra tutta la storia della lunghissima guerra durata oltre 58 anni contro i Liguri, fino alla  loro deportazione a Taurasi, nel Sannio, ed alla loro completa sottomissione a Roma nell’anno 180 avanti Cristo.

I Liguri abitavano”vicatim” (per villaggi) posti su cocuzzoli, la sommità tondeggiante delle alture o dei piccoli monti.

I “cocuzzoli”erano facilmente difendibili ed era possibile, in caso di disfatta, trovare scampo nascondendosi nella fitta boscaglia, nella quale i soldati romani non osavano avventurarsi.

Nei primi secoli non conoscevano il ”ferro”che, successivamente, acquistarono dagli Etruschi, ma conoscevano il ”bronzo”, una lega fra rame e stagno, usarono questa lega per fabbricare oggetti ornamentali muliebri come monili, armille e braccialetti con tentativi di figure d’ornamento.

Usavano vasi o recipienti di “terracotta”di argilla, variamente modellati, cotti nella fornace.

Alcuni reperti di ceramica o di terracotta presentano tentativi di decorazione.

I villaggi non erano protetti da mura.

Le abitazioni consistevano in “capanne”con steli di giunchi, di paglia o di fieno. Alcune capanne coperte con pelli di animali forse indicavano la residenza del ”capo villaggio”.

Le capanne-abitazione erano chiuse da “intrecci viminei”.

I Liguri, abilissimi ed espertissimi nel costruire intrecci, usavano virgulti, polloni, verbena  ed era molto ricercata la  vitalba, un arbusto sottile, flessibile e rampicante.

Gli intrecci erano poi intonacati, ricoperti con un impasto di argilla unito a sterco di mucca.

Gli storici Tito Livio e Plinio parlando a lungo di questo popolo bellicoso dicono:

“Ligures  habitant vicatim” (i Liguri abitano in villaggi).

A questo punto viene spontanea la domanda: -Di che cosa vivevano?- Non avevano la più elementare idea dell’agricoltura. Vivevano di caccia, pesca, allevamento di bestiame, come: pecore, capre, mucche che molto spesso razziavano a danno dei popoli vicini.

Successivamente alla conquista e sottomissione dei Liguri a Roma, i loro villaggi si trasformarono in:

CASTELLIERI E CASTELLI.

Castellum, diminutivo di “castrum”= fortezza,luoghi fortificati dei quali la Lunigiana e la Garfagnana abbondano.

Pieve san Lorenzo è circondata da questi castellieri:

  • CASTIGGHION-(Renzano)con tracce di ceramica, armille fibule, selci, una pietra durissima di  ossido di silicio per costruire punte acuminate per le frecce, scuoiatoi, asce e pietre focaie per accendere il fuoco.

            (Vedi ”Il castellaro di Pieve san Lorenzo-Renzano”di Gabriella  Martini. Reperti: Museo Civico della Spezia).

  • Il CASTEDD nei pressi di Argigliano, Casola.

  • BERGALLA- Bergiola, nei pressi di Pieve san Lorenzo.

  • PULIANO = gens apulia

  • ALBIANO = gens albia

  • CASTIGGHION de la ginestra

  • REGNANO castedd

  • CODIPONTE castedd e tanti tanti altri

                                        BUGLIATICO

 Il casale di Bugliatico, del quale non si conosce l’origine toponomastica, figura per la prima volta in un documento dell’anno 1033, con il quale un nobile longobardo Adalberto II e la di lui moglie, donano la “decima parte”dei loro beni al monastero di  CASTIGLIONE, diocesi di Parma, con atto del 10 giugno 1033.

 I loro beni erano situati in moltissimi comitati o contee come: Pavia, Milano, Como, Bergamo, Brescia, Verona, Tortona, Acqui, Alba, Piacenza, Parma, Reggio, Modena, Genova, Luni e Lucca.

Nel comitato di Luni, i beni donati erano tanti e non tutti rintracciati.

CARODANO (La Spezia)

Valeriano (La Spezia)

Cucarello (Fivizzano-Massa)

Filiteria (Filattiera-Massa)

Bugliatica e Novella, nell’attuale comune di Minucciano, parrocchia di Pieve San Lorenzo, Lucca.

 I due benefattori, con lo stesso atto, donarono anche altri possedimenti che avevano nella città di Luni e che consistevano in case in muratura provviste di pozzi per attingere acqua e terreni coltivabili.

 Il nobile longobardo Adalberto II morì il 6 giugno 1034 e fu sepolto nel monastero di Castiglione (Parma), dove una lapide lo ricorda: ”pietate armis inclyitus”(illustre per la pietà delle armi).

Altra notizia storica sul casale di BUGLIATICO, si riscontra nell’anno 1602, allorché la Repubblica di Lucca, occupò Fabbriche di Vallico e Motrone per far cessare una lite fra due famiglie. Le due terre appartenevano a Cesare, Duca  di Modena, il quale, per rappresaglia contro Lucca, inviò in Garfagnana e precisamente nelle ”terre di oltre giogo”, vicaria di Minucciano, il generale Ippolito Bentivoglio che, attraverso il passo di Pradarena e Tea, piombò improvvisamente su Albiano, Terzana (Sermezzana), Antognano, Metra, BUGLIATICA, NOVELLA e BERGALLA (Bergiola) di Pieve San Lorenzo, incendiando, diroccando, saccheggiando.

 Molti villaggi, come Bugliatica, Novella e Bergiola, furono rasi “pari suolo”.

 Il Bentivoglio si avvicinò anche alla sede della Vicaria, in Minucciano, ma questa fortezza possedeva già le “colubrine”, specie di cannoni che sparavano sugli assalitori grosse pietre rotonde e con “gran rombo”.

 Il generale pensò bene di non insistere e, caricato il bottino di guerra, tornò a Modena.

La Repubblica di Lucca inviò a Pieve san Lorenzo un  contingente di soldati armati di balestre a protezione dei miseri sudditi.

 Altra disgrazia che colpì BUGLIATICO, fu il terremoto che del 7 settembre 1920, alle ore sette del mattino, del settimo grado della scala Mercalli.

Alcune case furono lesionate ed una fu rasa al suolo perché la sua struttura era fatiscente. Non vi furono vittime.

                                   RICERCA SU  REUSA, PUGLIANO, BUGLIATICO

 Nell’anno’900 il longobardo Guiterno, del fu Guido, costruisce un castello in Regnano, sulla via  romana Aulla-Tea-Modena e riscuote il pedaggio dai passanti. Nelle sue terre produce una grande varietà di prodotti, come vino, grano, orzo, segala, avena, raccoglie castagne e frutti del sottobosco. Pratica l’allevamento del bestiame sfruttando i pascoli di Tea, di Mommio, di monte Tondo e monte Cucù.

Guiterno si può classificare come un latifondista del tempo e, come tanti longobardi, allorché fu vecchio sentì il timore della morte.Il terrore dell’aldilà lo tormentò a tal punto che un giorno, il 16 febbraio 1066, alla presenza di un notaio, dettò il suo testamento mettendosi ”nelle mani di Dio”e lasciando il suo patrimonio al Vescovo di Luni.

Il patrimonio era assai vasto e comprendeva:

  • il castello di Regnano (Regnano): con torre, mura, case, fossati, monte, poggio, tutto compreso fra due torrenti.

  • Valerio: un castagneto sopra al castello, oggi chiamato” Valè”

  • Petavasia: l’attuale località”Petanasc”

  • Ucnita: l’attuale Vigneta

  • Revesa: l’attuale Reusa

  • Aquiliana ?

  • Offlano: l’attuale Offiano

  • Acruce:?

  • Arenriano: l’attuale Renzano

  • Albiano: l’attuale Albiano

  • Sermeriano: l’attuale Sermezzana

  • Turano lago: l’attuale Turlago

  • Nazo;?

  • Monteflor: l’attuale Montefiore

  • Teura: l’attuale Tea.

Nella donazione si specifica bene che era compreso tutto: case, vigne, terre arabili, prati, pascoli, selve e boschi.

Erano compresi anche i “servi della gleba”, i contadini.

Il possedimento di Guitierno era un comprensorio assai vasto: da Monte Tondo a Tea, fino a Renzano e Turlago.

In mezzo a questa grande proprietà non figurano: Pugliano-Bugliatica-Novella, il fatto è spiegabile poiché questi possedimenti appartenevano ad un altro nobile longobardo, di nome Adalberto II che, morendo, nel 1034 lascia, con atto di donazione del 10 giugno 1033, la “decima parte”al monastero di Castiglione di Parma sui seguenti beni:

Carodano, Ariana, Cucarello, Lucuniano, Valeriano, Filatelia, Suprano, Novella, Bugliatica, Pugliano, Serraplana, Gassano.

Questi paesi sono già documentati nell’anno 789 e 795.

Da tutti questi atti si può capire quanto forte fosse la fede in quegli anni bui.

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Ultimo aggiornamento: 05-06-25