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Il Maestro Martini |
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Il borgo abbandonato di BERGIOLA: cenni storici
Bergiola,
dal germanico “bergh”, che indica colle, altura. La sua origine va ricercata
nei castellieri liguri del II –III sec. A.
C.. “Ligures abitant vicatim”: i Liguri abitano sparsi per villaggi, in capanne di legno coperte con paglia e lunghi steli di fieno. La capanna era chiusa intorno con un intreccio di lunghi virgulti o polloni viminei; intonacati negli interstizi con argilla impastata con sterco di mucca; così ci tramanda lo storico romano Tito Livio, nato nel 50 a.C. e morto nel 15 d.C., nella sua storia di Roma. Il colle di Bergiola, a 500 metri s.l.m., era un luogo ideale per i Liguri, nascosto in una intricata boscaglia nella quale era facile trovare rifugio all’arrivo del nemico: i Romani. I “villaggi” abitati dai Liguri si vedono uno con l’altro e potevano avvertirsi con segnali reciproci in caso di pericolo. Da Bergiola si vede benissimo il castelliere di Renzano, dove esiste il toponimo “casteddar”, il castelliere di Saldina (Saladina), Pugliano, il castelliere di Argigliano, luogo detto “castedd”, quello della “pianaccia” di Reusa e Turlago, “tur lacus”, luogo, bosco, selva sacra alla dea ligure-etrusca “Turan”, poi identificata dai Romani, con la dea Venere. Nel castelliere di Renzano furono eseguiti scavi razionali, con ritrovamento di tanta terracotta rozza, selci per frecce, scuoiatoi, fusarole per filare la lana, frammenti di “armille”, bracciali in bronzo, un percussore per accendere il fuoco, il tutto databile III IV sec. a.C.. dal D'altronde, in località Renzano, la toponomastica ci indica un luogo detto “vicch”, vicus, villaggio. I reperti suddetti sono esposti al museo Civico di La Spezia, al quale furono consegnati nell’anno 1965, dopo gli scavi eseguiti da Martini Gabriella. Tutti i suddetti castellieri liguri hanno conservato il loro toponimo di “castddar”, perché non più continuamente abitati, mentre il castelliere di Bergiola, ha subito l’evoluzione del nome in “Bergalla”, perché abitato dall’età del ferro fino al 1920. Mancano naturalmente cenni storici per il periodo romano, ma il suo nome compare nell’anno 1148, allorché il Papa Eugenio III confermò al vescovo di Luni la sovranità spirituale su Pieve San Lorenzo, con relativi casali e cappelle, come San Michele a Minucciano, Santa Maria Assunta ad Agliano, San Simone e Giuda a Castagnola, San Giusto a Gorfigliano, San Bartolomeo a Gramolazzo, oltre ai casali di Vinacciara, Bergiola, Metra, Renzano, Novella e Bugliatico. Nell’anno 1602 il Duca Estense di Modena inviò in Garfagnana, attraverso il Passo di Pradarena e Tea, un esercito di avventurieri comandato dal generale Bentivoglio Ippolito, che saccheggia e distrugge radendoli al suolo, alcuni paesi delle “terre di oltre giogo”, come Sermezzana, Albiano, Bugliatico, Antognano, Novella, Metra, Pieve San Lorenzo, Vinacciara e Bergalla (Bergiola), come rappresaglia alla Repubblica di Lucca che aveva occupato Fabbriche di Vallico e Motrone, sulla riva destra del Serchio. Con questa rappresaglia fu portato via il bestiame, furono tagliate le piante da frutto, gettando nella più squallida miseria i superstiti. L’abitato di Bergiola non viene più ricordato in tanti fatti d’armi che si susseguirono nelle “terre d’oltre giogo”. Gli “Anziani” di Lucca inviarono un presidio di soldati di stanza a Pieve San Lorenzo per la difesa. Da questa spedizione punitiva si salvò Minucciano, perché difeso dalle “colubrine”, i cannoni del tempo e, con Minucciano, gli altri casali. Il Paese di Bergiola è cinto, in forma quasi poligonale, da un muro alto metri tre e dai muri perimetrali delle case che contribuivano a rendere più sicuro l’abitato che, formato da dodici “fuochi”, abitazioni, disponeva di tre cisterne per l’acqua piovana ed una cappella, di metri quattro per quattro, dedicata a San Luigi. Una “rogazione” parrocchiale passava per Bergiola, dove veniva fatta la ”richiesta” e la distribuzione di una fetta di polenta e formaggio ai partecipanti, mentre la campanella suonava a festa. La Santa Messa era celebrata dal cappellano, Don Giulio Mariotti, che poi si dedicava ad “insetare” castagni, stuccare le cisterne, a cingere con muri i terreni circonvicini, forse di proprietà della sua famiglia. La pietra usata è l’”arenaria”, scavata nel lato sud del paese, mentre la sabbia era prelevata da una cava assai vicina: la “pozzolana” dal color fegato e colore bluastro, materiale vulcanico-cementizio molto forte. Sono i ben noti “scisti policromi”che corrono da Aulla al Monte Prana di Lucca, nella parte nord delle Alpi Apuane. Le risorse, assai povere, del paese erano l’agricoltura e la pastorizia. Intorno al paese sono ancora visibili i terreni a terrazza, a pianette, per la semina dei cereali, l’impianto di olivi e viti. L’olivo prospera rigoglioso in queste plaghe, poiché è un terreno calcareo. La famiglia benestante del paese, Francesca Tolomei, possedeva fertili terreni in Pieve San Lorenzo. Il terremoto del 7 settembre, alle ore sette del mattino, devastò Bergiola, e le ultime famiglie: i Tolomei, i Mariotti, i Puccini, i Brusadelli, abbandonarono definitivamente il paese, oggi ridotto ad un cumulo di pietre e rovi. Appendice sulla ricerca del castelliere di
Bergiola Questo insediamento è situato sulla riva destra del sentiero che dalla Lunigiana conduce alla Garfagnana e che, fino all’età del ferro, era l’unica pista percorsa da chi voleva recarsi oltre lo spartiacque dell’attuale passo di Carpinelli e anche la più agibile per quei remotissimi tempi. Allorché fiorì la pastorizia, l’uomo del tempo percorse questo tratturo per valicare la “foce”, la gola dove attualmente sorge il santuario della Madonna del Soccorso. Il ritrovamento delle tre statue stele, al passo obbligato ne è la più chiara testimonianza. Questi menhir di arenaria posti dall’uomo di circa tremila anni fa sono una prova inconfutabile. Lungo i millenni la pista, il tratturo, fu migliorato e, nel II – III sec, a. C., era molto frequentato dai Liguri per gli scambi commerciali con gli Etruschi che si affacciarono sulla riva sinistra del Serchio, nelle vicinanze di Lucca. Lo scambio consisteva nel ferro, metallo preziosissimo del tempo. I Liguri conobbero il ferro dagli Etruschi, che lo ricavavano dall’isola d’Elba. Passarono secoli e secoli e, circa nel 1600\1700, la strada fu sistemata con selciato, pietre di punta ficcate nel terreno e perfino con tentativi di muri di sostegno. Nel 1800 Bergiola vide il suo massimo sviluppo murario, poiché, con l’apertura delle cave di marmo, fu residenza di cavatori e “lizzatori” giunti da altri paesi. Al castelliere di Bergiola vanno aggiunti: il castelliere di Castiglioncello, sulla destra del fiume Aulella, detto Castiglioncello Val di Magra oppure di Offiano, Castigghion sorge sopra un cocuzzolo naturale quasi inaccessibile,. Da questa sommità è ben visibile il castelliere di Pugliano, di Argigliano, di Regnano. Quest’ultimo sorge sulla destra del fiume Aulella , nelle vicinanze della “foce”di Tea, sulla via Clodia Nova per Modena, era un “vicus” di Liguri, visibilmente collegato con Castiglioncello e Regnano. La chiesina di Bergiola Abbandonata dopo l’ultimo terremoto del 1920 la chiesina de Bergiola andò sempre più in rovina. Servì per decenni come “meriggio” per le pecore, cioè come luogo dove questi animali si rifugiavano per stare all’ombra durante le ore assolate dell’estate. Nell’anno 1999 alcuni volontari, con l’aiuto di una banca locale, provvidero a rifare completamente il tetto, per salvare il volto dalla distruzione. La chiesina è dedicata a San Luigi Gonzaga, infatti il quadro dell’altare, con la figura del santo, è attualmente appeso nella parete destra della chiesa di Pieve San Lorenzo, dove fu posto dopo il violento terremoto. Così pure la minuscola campanella è collocata all’uscita della sagrestia della stessa chiesa. Il Repetti, nel volume supplemento, a pagina 26, alla voce Bergiola, in Val di Magra, Pieve San Lorenzo, indica la cappella dedicata a Santa Lucia. E’ un errore perché dalla testimonianza di due anziani priori si è avuta conferma che essa è dedicata a San Luigi Gonzaga (1568-1591) che assisteva gli appestati, era festeggiato il 21 giugno. Il quadro raffigurante questo santo misura m.1,72 x 1,48. |
Ultimo aggiornamento: 05-06-25