Il Maestro Martini

La pratica del “debbio”

La pratica del “debbio” è stata usata fino ai primi decenni del 1900.

Questa pratica consisteva nel “debbiare”, bruciare le stoppie, le erbacce, gli sterpi ormai secchi per ingrassare, con la cenere, il terreno e rendere la terra più sciolta.

Per “debbiare” a regola d’arte, si usava preparare i fornelli con cumuli di cotiche con pelliccia erbosa secca, rivolte verso il basso, dove veniva acceso il fuoco che, bruciando lentamente, produceva cenere e rendeva la terra friabile.

La cotica è la superficie erbosa che copre la terra di un prato.

Nel terreno sul quale era stato praticato il “debbio” il grano, il granturco, le patate, davano raccolti abbondantissimi per alcuni anni.

Poi il terreno veniva messo a riposo, oppure a pascolo e nuovamente si ricorreva alla vecchia pratica, ormai conosciuta da secoli e secoli e che molto agricoltori chiamavano “rasiccia”, ottenendo un fertilizzante a basso costo.

A Regnano, a Mommio, ad Uglinacaldo, ad Agliano ed a Giuncugnano, questa pratica è chiamata “rasiccia”, indicatissima per ottenere un fertilizzante, la cenere, senza spesa e, nel contempo, la terra sciolta, friabile, come la sabbia del mare.

 

LA SEGALA, detta “roba”

La segala, pianta della famiglia del grano, simile al grano, il cui chicco è però più povero di glutine, una sostanza azotata molto nutriente.

Con la farina di segala si faceva il pane, quasi immangiabile.

 La segala, essendo una pianta rustica, cresce anche nei terreni più sterili, poveri di sostanze utili alle graminacee, però rende il terreno ancora più sterile, aggiungendo miseria alla miseria, fame alla fame.

 

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Ultimo aggiornamento: 05-06-25