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Il Maestro Martini |
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Londra – Canterbury, cattedrale gotica (1100 – 1200) su chiesa consacrata nel 557 da S.Agostino, vescovo di Canterbury. Canale della Manica- Calais- Bruai- Arras- Reims, cattedrale- Chalon sur Marne, fiume -Bar sur Aube, Besançon, Pontarlier, Losanna, Ospizio del Gran San Bernardo, eretto nel 962 da Bernardo di Mentone- Aosta- Ivrea- Santhià- Vercelli- Pavia- Piacenza. Fidenza (Borgo San Donnino) - Parma- Vicofortile- Collecchio- Talignano- Fornovo Fidenza (Borgo San Donnino)-Coduro- Santa Margherita-Taro Borghetto- Medesano- Felegara- Fornovo- Montebardone- Terenzo- Casola- Cassio- Castellonchio- Berceto- Passo della Cisa- Momtelungo- Pontremoli- monastero di San Caprasio (anno 900) ad Aguia, Avula, Aulla- Luni, sede vescovile. Lucca- Altopascio- Certaldo- San Genesio- San Gemignano- Siena- Buonconvento- Radicofani San Quirico- Bolsena- Montefiascone- Viterbo- Sutri- Roma, entrata in città da Porta Castello. Ad Aulla si univa la Via Clodia Minor, che scendeva dal passo di Tea. Via Clodia Minor o Nova: Aulla-Reggio Emilia ed Aulla Mutina, Modena Aulla-Pallerone, Pollino della Carta Peutingeriana, Groppo Fosco, Bigliolo-Verrucola, Fivizzano-Turlago, Turan Locus ( locus: saltus, bosco sacro dedicato alla dea Turan, dea che i Romani identificavano con Venere. La dea Turan era adorata dagli Etruschi e dai Liguri)- Montefiore e Offiano, Pieve di San Pietro-Regnano, “piccolo regno”. Theura, Tea, nei pressi del Monte Argegna, lato Ovest- Pradarena- Sillano- Ospedaletto- Foce di Radici- Monte Fiorino- Frignano- Fiorano- Modena, Mutina. Dalla stazione di Tea la Via si biforcava per Lucca lungo il fiume Auser Serculum, Serchio. L’altro ramo, dal Passo dei Carpinelli- Agliano- Gorfigliano, Corfinius- Passo della Focolaccia, Piastra Marina-Resceto- valle del fiume Frigido-Luni. Da Verrucola di Fivizzano la Via Clodia Nova proseguiva per Vendaso- Sassalbo, Saxum Album, pietra bianca per le cave di gesso- Camporaghena- Gabellina- Collagna-Reggio Emilia. Nei primi secoli della Repubblica Romana si chiamò Via Aurelia Nuova, successivamente figura come Via Emilia di Scauro, poi Via Romea, perché percorsa dai “Romei”, cioè chi era diretto a Roma, poi, circa nel 1100/1200, Via Francigena oppure Via Francesca. In pianura era costruita sopra un rilevato pari a due braccia, pari ad un metro, con una larghezza di sette braccia, cioè metri tre e mezzo circa. Il piano stradale coperto di pietre messe per diritto, con terra negli interstizi. Alcune pietre poste sulle sponde davano un certo senso di sicurezza al viandante. Nei tratti distanti dai centri abitati, come da Regnano a Modena, edificarono delle “stationes”, dove il viaggiatore poteva rifocillarsi, ripararsi dalle intemperie, cambiare il cavallo e … giocare a dadi. Non mancavano, naturalmente, i divertimenti per chi disponeva di sesterzi ( sestertius, circa mille lire attuali). Il sestertius d’argento era il dollaro, o il marco, dei giorni nostri. Intorno alla stazione non mancavano le capanne per i rivenditori, per gli agricoltori e per i pastori, che offrivano il frutto del loro lavoro. Alla manutenzione della via provvedevano i “curatores viarum”, curatori, amministratori delle vie. I curatori erano pagati dai consoli che imponevano le tasse ai cittadini per il mantenimento delle vie. Anche allora non mancavano i curatores disonesti, infatti, nel 21 d.C.,sotto l’imperatore Tiberio, il pretore di Roma Domizio Corbulone, lamenta che le strade d’Italia sono impraticabili per “frode” dei curatores e incuria dei magistrati. La legge romana era severissima contro i “cassatores”, i briganti, i rapinatori della via. La condanna era la crocifissione per tre ore, poi il taglio delle gambe, “crures”, per ordine del centurione. Il “locus hospitalis” di “Theura”, fu la trasformazione dell’antica stazione romana sulla Via Clodia Minor. Per diversi secoli fu stazione romana, ma quando l’Impero Romano decadde (476 d.C.) con l’arrivo dei barbari, tutto andò in abbandono e in sfacelo. Si persero perfino i tracciati delle tante vie romane. Circa il secolo VI e VII d.C., sorsero gli eremiti, i monaci, che riattivarono le stationes romane, trasformandole in “locus hospitalis”, luogo di ospitalità, di accoglimento dei viandanti diretti a Roma, alla tomba dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, chiamati “Romei”. Una lunga fila di pellegrini era diretta al Santuario di Compostela, in Galizia (Spagna), dove si venerava il corpo dell’apostolo maggiore, Giacomo, fratello di Giovanni il Battista e cugino di Gesù Cristo. Chi era diretto a Compostela, portava un lungo bastone ricurvo e una valva di grossa conchiglia appesa al petto, per attingere acqua da bere. Il bastone lo chiamavano “bordone”. Nell’ospitale il pellegrino riposava, veniva ristorato con i poveri cibi del tempo e riprendeva la via del pellegrinaggio. Sorgono così un’infinità di “locus hospitalis” lungo le vie romane, in parte riattivate, e sorgono sulle stazioni romane. I ponti in legno sui fiumi furono ripristinati e mantenuti efficienti da monaci “pontieri”. Sorge a questo punto la domanda: chi sosteneva le spese dell’ospitale? I fedeli delle chiese limitrofe, con lasciti, livelli, generi alimentari ed altro. A proposito del “locus hospitalis” di Tea, vi è tutta una documentazione che ricorda le “oblazioni fidelium”, le offerte dei fedeli per l’ospitale di Tea. Nel 1298 la comunità di Pieve San Lorenzo, della cappella di Pugliano, della cappella di Muncano (Minucciano), e l’Ospitale di Tea, danno, fra tutti, venti “pisani” come offerta per la mensa capitolare del vescovo di Luni, Sarzana, il cosiddetto “caritativo” Nel 1299 Pieve San Lorenzo, la cappella di Pugliano, la cappella di Minucciano e l’Ospitale di Tea, danno una libbra e dodici soldi pisani piccoli. Nelle “decime” successive del 1303, non figura più l’Ospitale di Tea. Forse era decaduto, abbandonato e la venerazione del titolare e santo protettore, San Nicolao, fu trasferita alla vicina Metra. La figura di Nicolao è scolpita, in modo assai rudimentale, in una pietra arenaria murata nella facciata della chiesa. Tuttavia, nel 1470, l’Ospitale di Tea, paga alla mensa del vescovo di Sarzana, una piccola cifra di tre lire del tempo, come tutti gli altri ospitali della Diocesi di Sarzana, fra i quali quello di San Leonardo, sul fiume Frigido, Taverna Frigidi (Massa) e San Lazzaro di Filetto, Villafranca. La Via Clodia Minor è ancora frequentata: è l’unica via di comunicazione fra la Lunigiana e la Garfagnana. Nel 1671, il venerabile Angelo Paoli di Argigliano (Casola), lascia il convento dei Padri Carmelitani, in Cerignano di Fivizzano, per recarsi a Roma dove è chiamato dai superiori. Parte accompagnato da un frate laico, percorrendo la Via Clodia Minor fino all’Ospitale di Tea, per scendere al paese nativo di Argigliano ed abbracciare i propri genitori. La toponomastica ci è d’aiuto: il corso attuale di Tea, fa pensare al “cursus” della Via Clodia, infatti, durante la costruzione della strada forestale da Tea al Rifugio del Pastore, affiorò un tratto di strada ben lastricata, con piantoni di arenaria: larghezza metri tre circa. Il terreno sul quale sorgeva il “locus hospitalis” di Tea è detto “prato tondo”, oppure di San Michele, di proprietà della parrocchia di Pieve San Lorenzo ed è stato venduto nel 1958 per £20.000. I ruderi dell’ospitale sono ancora ben visibili. Il Santo al quale era dedicato, San Nicolò di Bari, morto nel 347, è il santo per eccellenza e protettore dei pellegrini romei. A lui si raccomandavano i fedeli diretti a Roma, a Gerusalemme, a Santiago di Compostela: era il protettore della Via Francigena e della Clodia Minor. Note: 1) Tavola Peutingeriana Grande carta stradale dell’antico mondo romano, lunga circa sei metri e larga centimetri cinquanta. Oltre le strade e le stationes, le stazioni, vi sono segnate le distanze con pietre miliari, che segnavano le miglia. Queste pietre erano poste ai margini della strada, segnavano le distanze per comodità dei viaggiatori, specialmente degli ufficiali civili e militari dell’Impero. Fu più volte ripubblicata. L’originale si trova a Vienna nella Biblioteca Imperiale. Pare sia stata eseguita sotto l’Imperatore augusto severo, nel 208/235 a.C. |
Ultimo aggiornamento: 05-06-25