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Il Maestro Martini |
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RELAZIONE DELL'ISPETTORE CAVALLI
Nell’anno 1861 il ministro dell’istruzione dette incarico all’ispettore delle scuole elementari, Vincenzo Cavalli, di ispezionare le scuole della provincia di Massa e redigere una relazione per il ministro del tempo.
La provincia di Massa fu divisa in tre Distretti Scolastici:
Ogni Distretto Scolastico era formato da un Consiglio Scolastico Provinciale
Il Cavalli fu il primo ispettore incaricato da Ministero della Pubblica Istruzione di Torino (3 luglio 1860) per rendere esecutive, nel 1861, le leggi esistenti.
Nell’Emilia Romagna, per l’istruzione pubblica, ribadendo che le spese relative dovevano essere a carico dei comuni, dovevano figurare i fondi stanziati in proporzione agli abitanti.
I comuni avevano facoltà di istituire nuove imposte ai contribuenti, oppure beneficiare di lasciti o donazioni dei privati ed infine dei beni incamerati dalla soppressione di alcune comunità religiose, come frati e monache.
Il lavoro dell’ispettore Cavalli fu difficilissimo.
Non esistevano strade, se non sentieri impraticabili lungo il greto di fiumi e torrenti.
In Garfagnana esisteva una via rotabile che congiungeva Gallicano con Castelnuovo, attraverso il Passo di Monteperpoli.
Il primo gennaio 1860 la Garfagnana ed il capoluogo, Castelnuovo, con altri sedici comuni, furono annessi a Massa.
Tale annessione, o unione, fu praticamente e geograficamente la dimostrazione del non-senso, mancando ogni via di comunicazione fra i due centri, se non la Via Vandelli ( Massa-Monte Tambura-Vagli-Castelnuovo) costruita nel 1750 dall’abate-matematico Vandelli, strada calessabile attraverso le Alpi Apuane. Questo percorso di via aveva solo il nome.
L’Alta Garfagnana era completamente isolata e fortunati i paesi che potevano essere raggiunti a piedi, pochissimi a dorso di mulo.
L’unione della Garfagnana a Massa durò fino al 1923/1924, poi passò nuovamente a Lucca e fu l’ultima rovina, infatti i garfagnini si recavano a Lucca per tre motivi deprecabili: tribunale, militare, manicomio (Maggiano).
Il nostro ispettore Vincenzo Cavalli ebbe l’incarico di vigilare sui tre Distretti Scolastici ed inviare al ministro le relative relazioni.
L’ispettore al suo arrivo a Massa non trovò né locali, né arredi, né registri, né cancelleria minuta.
I comuni rispondevano alle lettere dell’ispettore con un abissale silenzio.
Nel mese di giugno 1861 arrivò a Castelnuovo Garfagnana e visitò alcune località:
Vagli Sotto, Gallicano, Vergemoli, Verni, Sassi, Trassilico, Castelnuovo, Antisciana, Massa Sassorosso, Pieve Fosciana, Villa Collemandina, Corfino, Fabbriche.
Ammonì i rispettivi maestri per incapacità e poca voglia di insegnare.
Ad Antisciana non riuscì a trovare né il maestro né gli scolari perché quando vi giunse, nelle prime ore del mattino, la scuola era già terminata.
Forse quel maestro amava la scuola notturna ed il Cavalli fa un’amara ammissione: ”S’insegna tutto fuorché quanto è previsto per le scuole elementari.”
Era il frutto del malgoverno di molti secoli.
Le amministrazioni comunali, erano composte da benestanti eletti per censo da elettori che avevano un “patrimonio”, cioè una rendita assicurata da terreni o denari, e gli elettori erano la minima parte degli abitanti,
In tutto il comune di Minucciano, con circa 2 000 cittadini, avevano diritto al voto 180/200 persone.
Gli amministratori comunali non vedevano di buon occhio la scuola pubblica, convinti che l’istruzione fosse il loro peggior nemico.
In barba alle disposizioni ministeriali per la frequenza della scuola, consigliavano, sottobanco, i genitori di mandare i figli a guardare le pecore o le vacche, anziché a “scaldare i banchi della scuola”.
I locali scolastici, le aule, erano ambienti infelici, sprovvisti di ogni parvenza di servizi igienici. Non vi erano banchi o tavolini, né lavagna, né cartelloni per la lettura, che sostituivano i libri di testo inesistenti.
Pochissime scuole osservavano l’orario stabilito di cinque ore. Mancavano i registri scolastici e l’elenco nominativo degli alunni. I comuni erano restii a spendere anche i centesimi per l’istruzione pubblica.
Le scuole erano per lo più tenute dai parroci, i quali, essendo digiuni di ogni elemento di didattica, l’arte e la tecnica dell’insegnamento, rendevano la scuola un supplizio e si possono perdonare pensando alla frase del Divin Maestro: “…Non sanno quello che fanno.”
Nelle due prime classi si insegnava soltanto a leggere e scrivere. Mentre l’aritmetica si insegnava nella classe media, al terzo anno di scuola. Alle femmine si insegnava solo a leggere, non a scrivere, perché, una volta cresciute avrebbero scritto agli “omini”.
Nel Distretto Scolastico di Castelnuovo molti maestri usavano come libro di testo per leggere e scrivere il “Salterio de’ fanciulli” in latino, “Haperi Domine hos meum” (Apri Signore la mia bocca) e l’Ufficio della Beata Vergine, sempre in latino.
La scuola era, come già detto, un martirio di noia. Quando Dio cacciò Adamo dall’Eden gli disse: “Faticherai!” e non “Ti annoierai!”
L’ispettore capì che servivano insegnanti preparati e concepì l’idea di istituire una Scuola Magistrale a Massa e a Pontremoli e l’insegnamento doveva essere tolto ai parroci. Fu anche stabilito di istituire scuole statali nelle borgate con 500 abitanti, ma molte scuole rimasero chiuse per mancanza di insegnanti.
A Casola fu istituita una scuola con 23 alunni ed uno stipendio di 225 lire annue al maestro. Le materie si riducevano alla semplice lettura ed ai lavori “donneschi” per le femmine. Si insegnava alle fanciulle la tessitura.
A Fivizzano le suore benedettine avevano 40 scolare nelle due classi inferiori (I – II) e 18 nella superiore (III).
L’ispettore Cavalli osserva amaramente che la donna era tenuta a “poltrire” nella perpetua ignoranza, temendo che l’istruzione avrebbe corrotto la specie.
Il fatto non deve meravigliare, infatti il duca Francesco I di Modena, seguendo le direttive del padre suo, era avverso a qualsiasi istituzione pubblica a favore dell’istruzione femminile.
Nel Distretto Scolastico di Castelnuovo troviamo i maestri, “patentati”, con uno stipendio annuo assai basso.
Anno 1860/1861
Minucciano: lire 22 annue
Pieve San Lorenzo: lire23 annue
Pugliano: lire 20 annue
Metra: lire 15 annue
Sermezzana: lire 22 annue
Castagnola: lire 15 annue
Gramolazzo-Agliano: lire 22 annue
Gorfigliano: lire 33 annue
Sempre negli anni 1860/1861 ed oltre, furono istituite le scuole “serali” e le scuole “festive” per adulti e nel 1861/1862 entrò in vigore in tutto il regno il “sistema metrico decimale”.
Fino ad allora erano rimaste in uso le più disparate misure. Eccone alcune rimaste in vigore a pochi decenni fa:
In tante cantine la boccalina era tenuta in mostra ai piedi della botte.
Per tanti anni ho veduti appesa al chiodo una stadera, con piatto e braccio graduato. Una bilancia che segnava le once e le libbre.
Nell’anno scolastico 1861/1862 lo stato assegnò alla provincia di Massa lire 3000 da ripartire a 17 insegnanti ( 176 £).
La scuola pubblica nella provincia di Massa non accennava a decollare per diversi e svariati fattori: la povertà secolare dei comuni, la scarsità degli insegnanti; la noncuranza dei genitori, l’avversità dei proprietari dei terreni e della maggior parte della classe dirigente del tempo che vedeva nella scuola pubblica un futuro e potenziale nemico.
L’ispettore Cavalli si rammarica constatando che la scuola è in abbandono e che il partito clericale assume l’incarico della scuola con poca spesa, ed i comuni, per l’economia, cadono nel laccio. Poche scuole affidate ai parroci diedero buoni risultati, forse per mancanza o ignoranza dei metodi didattici.
La scuola era diventata un martirio per i futuri cittadini italiani e perciò disertata, assecondando così il desiderio di coloro che non vedevano di buon occhio questi innovamenti.
L’ispettore Vincenzo Cavalli impegna anima e cuore nella sua opera di missionario d’avanguardia.
Invia egli stesso, ad ogni scuola, una copia dei programmi, fino ad allora sconosciuti, ed anche i testi per i dettati, per la scrittura, per i temi da proporre, per gli esercizi di aritmetica e tenta i primi elementi di analisi grammaticale e logica. I testi esaminati sono un modello di didattica globale.
Le scuole erano divise in due grandi branche: scuola maschile e scuola femminile, nel Distretto di Castelnuovo, nel 1861 vi erano otto scuole femminili: Pieve Fosciana, Molazzana, Trasillico, Vergemoli, Giuncugnano, Piazza al Serchio, Sillano e Minucciano. Molti paesi non avevano la scuola femminile.
Sempre nel 1861/1862 a Careggine, in Garfagnana, che non aveva mai avuto una scuola, viene assegnato un compenso annuo straordinario di lire 40 ad un maestro per una scuola serale agli adulti.
Un serio ostacolo alla diffusione ed alla istituzione delle scuole avveniva anche per il fatto che non erano ammesse scuole miste (1863/1864).
Anzi, la scuola maschile e quella femminile dovevano avere locali distinti e senza ingresso in comune. In caso d’infrazione la scuola veniva chiusa.
Dal 1864, oltre l’attestato di studio, i maestri dovevano presentare anche l’attestato di moralità e questo fatto creò l’indignato rifiuto dei maestri sacerdoti.
Seguirono discussioni a non finire che sfociarono nel grottesco, sempre a danno della scuola.
A Fivizzano l’ispettore trovò tutti e tre i maestri incapaci di adempiere il loro ufficio e propose al sindaco il loro licenziamento e di bandire un nuovo concorso. Il sindaco non licenziò i tre fannulloni e non bandì il concorso. A lui interessavano i voti, non la scuola.
Nei paesi di Olivola, di Bibula, di Pallerone trovò locali da far cascare le braccia e stringere il cuore.
Vi si insegnava compitando, cioè pronunciando separatamente le lettere di ciascuna sillaba (esse - i = si, esse - a = sa ).
La scrittura: quasi nulla e per l’aritmetica non conoscevano i numeri.
Molti maestri passavano il tempo in lieta compagnia, non curanti della scuola: tanto quel misero stipendio era assicurato.
Il comune di Careggine aveva chiesto un sussidio per costruire una nuova scuola e all’ispettore Cavalli, in visita, era stata mostrata una catasta di legna che doveva servire per cuocere la calce per il nuovo edificio.
Il sussidio fu incassato, ma la scuola non fu costruita. Forse la legna servì per riscaldare la casa degli amministratori comunali.
Piazza al Serchio: la situazione scolastica era grave più che altrove e fu stabilito di affidare ai parroci le scuole di tutte le borgate del comune, fissando un compenso che era una vergogna per chi lo riceveva, ma anche per chi lo dava.
Tutto finì con un nulla di fatto.
A Vagli non fu aperta alcune scuola perché il locale era inservibile e pericoloso.
A Castelnuovo fu affidata la scuola a Don Coli, che l’ispettore, l’anno prima, aveva allontanato perché incapace.
Sempre a Castelnuovo scoppia uno scandalo per una lettera, risultata poi apocrifa, che Garibaldi spedisce da Caprera, il 6 dicembre al maestro Nichelini.
In questa lettera il Generale definiva “i preti” come rappresentanti del male.
La lettera era apocrifa, ma gettò lo scompiglio in tutto il paese.
In Lunigiana, a Licciana, a Monti, a Filattiera, A Caprio, a Scorcetoli, sorgono beghe e battibecchi fra l’ispettore ed i vari sindaci che non intendono spendere per l’affitto di una stanza da adibire ad aula scolastica.
Il fatto si spiega facilmente: i sindaci erano “creature” degli elettori ed erano sensibilissimi ai desideri degli ultimi tirannelli locali, ubbidienti a mantenere le cose come erano state fino ad allora. Avversi ad ogni novità.
Nell’anno scolastico 1864/1865 fu un fiorire di aperture di scuole in tutta la Garfagnana e la Lunigiana, per l’insistente e martellante richiesta dell’ispettore e degli abitanti. Vi furono famiglie di condizioni modeste che offrivano al comune una stanza pur di avere una scuola dove i ragazzi imparassero “a leggere, a scrivere e a far di conto”.
Nella frazione di Argigliano, comune di Casola, il parroco, di sua iniziativa, aprì una scuola gratuita frequentata anche dai ragazzi di Pieve San Lorenzo. Tutto andò bene finché “il diavolo non vi mise le corna”.
Argigliano, aveva fatto parte, con Casola, del Granducato di Toscana, fino al 27 aprile 1859, mentre Pieve San Lorenzo aveva fatto parte del Ducato di Lucca con le “Terre di oltre giogo”, che gli “argigliani” chiamavano con disprezzo “lucchesi” e questi, di rimbalzo, chiamavano “fiorentini mangia fagioli”.
I due gruppi avversi gareggiavano con una monotona cantilena, separati dal greto del torrente Tassinaro.
Ad un certo punto scoppiò una vera e propria rissa. Fu catturato un “pievarino”, fu picchiato e fatto oggetto di innominabili sevizie.
Fu la fine della scuola del volenteroso parroco e della sua benemerita opera.
Il fatto ebbe anche, a quanto mi riferiscono, uno strascico giudiziario presso la Pretura di Fivizzano.
In realtà, il Ducato di Lucca e, quindi, Pieve San Lorenzo, faceva parte del Granducato di Toscana, venduto a Leopoldo II (1847) da Carlo Lodovico per 120 mila fiorini d’oro, ma era questione di vecchia ruggine fra due paesi.
Apertura della scuola di
Pieve San Lorenzo
E’ assai difficile stabilire quando fu aperta la prima scuola a Pieve San Lorenzo. Mancano i documenti.
L’ispettore Don Vincenzo Cavalli fu il pioniere dell’istruzione in Lunigiana e in Garfagnana. Nel settembre del 1865 fu trasferito dal Ministero della Pubblica Istruzione, forse ad un incarico di più alto livello per le sue capacità organizzative, oppure fu vittima della Massoneria italiana che, in quegli anni, faceva il buono o il cattivo tempo in tutti i ministeri dello stato.
Nell’anno scolastico 1860/1861 figura a Pieve San Lorenzo un maestro patentato, retribuito con lire 23 annue. Con il trasferimento dell’ispettore Cavalli si apre un quinquennio travagliato, scuro e confuso.
Sappiamo che nel 1881/1882 esisteva una scuola mista nella frazione di Novella, dove, un benefattore del paese, il notaro Peghini, aveva offerto al comune una stanza assai ampia che poteva contenere 50/60 alunni. Il locale, che ha subito varie trasformazioni è ancora oggi abitato. Non sappiamo chi furono i primi maestri di quel tempo.
Dall’elenco dei pievani di Pieve San Lorenzo risulta che il sacerdote Pellegrino Giorgi da Sermezzana, fu parroco dall’agosto del 1846 al 17 agosto 1894, per 48 anni.
Nel 1895 il comune di Minucciano affidò la scuola di Novella ad una giovanissima insegnante: Tognoli Teodolinda da Gorfigliano,regolarmente diplomata e preparata.
La giovane insegnante trovò una scuola così numerosa che molti alunni rimanevano in piedi, oppure accovacciati, per mancanza di banchi.
Dopo il terremoto del 1920, Pugliano e Antognano ebbero la loro scuola, come pure Metra, alleggerendo sensibilmente il numero dei frequentanti a Pieve.
Nell’anno scolastico1920/1921 la scuola restò chiusa, non potendo reperire un locale dove alloggiarla.
Fu costruita una baracca in località Molinello. L’ambiente era ampio, arioso, un po’ freddo nell’inverno. La “baracca” funzionò da palazzo scolastico finché, nell’anno 1932, il comune di Minucciano contrasse un mutuo di lire 40 mila e costruì una bellissima aula con ampie finestre, cucina per la refezione ed i servizi igienici, provvisti di acqua corrente. Un miracolo del tempo.
L’anziana maestra Tognoli Teodolinda, sposata Menchini, esercitò l’insegnamento per 40 anni, amata, rispettata da tutti. Abitava a Renzano e raggiungeva a piedi, in un primo tempo, Novella e, successivamente, il Molinello.
Non esistevano strade, solo sentieri impraticabili, specialmente nell’inverno. Non esistevano ponticelli per passare il torrente Martellino, che spesso era in piena, ma vi era un traghettatore, il falegname del paese, Giannetti Battista da Novella, uomo robustissimo. Il novello San Cristoforo, con la sua forza atletica, traghettava la maestra da una sponda all’altra, anche nel più rigido inverno.
Il mio primo pensiero, allorché arrivai a far parte dell’amministrazione comunale, fu di congiungere Renzano con una stradetta carrozzabile, affinché la mia maestra, che amavo come la mia mamma, potesse raggiungere il paese di Renzano, oppure Pieve San Lorenzo, comodamente seduta su una Fiat “Topolino” (1947/1950).
Dati demografici
Vicaria di Minucciano, Terre di Oltre Giogo
Anno Abitanti
1744 2 016
1832 2 083
1838 2 217
1871 2 565
1952 3 551
Pieve San Lorenzo
Anno Abitanti
1744 419
1957 409
Scuole del Comune di Minucciano
Anno N.scuole N. alunni
1812 6 90
1879 3 61
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Ultimo aggiornamento: 05-06-25