Il Maestro Martini

La magia nella Lunigiana orientale con epicentro nelle terre di Oltre Giogo fino agli anni settanta

Il malocchio è un influsso malefico che si suppone uscire dallo sguardo di una persona invidiosa dei beni altrui.

L’influsso malefico può essere spontaneo ed anche contro la volontà della persona che lo esercita.

E’ il caso di una nonna che amava tanto la sua nipotina al punto di farla ammalare di malocchio. Quest’influsso pensavano che potesse generare malattie, sciagure, disgrazie alle persone e alle cose colpite dalla iattura. E’credenza che il malocchio può trarre origine persino dal troppo bene.

La fattura è un male lento, progressivo e consuntivo, che tormenta l’affatturato. Infiniti sono i modi per fare le fatture e variano da paese a paese.

 La stregoneria è gestita generalmente da donne che hanno commercio col diavolo, con l’aiuto del quale pretendono di vedere il futuro.

Le streghe fanno opere di magia e preparano filtri, incantesimi, sortilegi e partecipano al sabba con gli streghi.

Il nome stesso di strega significa stringere il malcapitato che è costretto a vivere in un continuo tormento.

I riti orgiastici notturni erano celebrati alcuni nelle caverne, altri all’aria aperta, al chiaro di luna, nelle grandi radure, nei prati, sotto maestose querce, castagni, noci, da streghe e streghi. Era proibito ricordare la parola “sale”.

Il sabba era ritenuto la festa più attraente, un vero convegno, o simposio di streghi, streghe e demoni, che si radunavano nella notte del sabato per i riti orgiastici.

Le piante prescelte, come già detto, erano il castagno, la quercia, il noce e vi è una spiegazione plausibile. Queste piante di alto fusto, hanno l’involucro esterno del tronco formato da una corteccia, o scorza, molto rugosa, una scanalatura verticale profonda, molto adatta all’arrampicamento degli streghi e delle streghe, dopo aver assunto sembianza di gatti e gatte.

Nella località Montale (Pugliano) nei pressi del cippo che divideva la Repubblica di Lucca dal Granducato di Toscana, era il luogo del convegno notturno. Attualmente in questo luogo vi è una maestaina con l’immagine della Madonna.

E’ tramandato che l’ultimo convegno di stregoneria fu interrotto da un uomo di fede, che raggiunse, nottetempo il luogo mentre si celebrava il sabba, armato di uno stiletto benedetto con il segno della croce: streghi e streghe erano sui colossali rami del castagno. Non si spaventò. Piantò lo stiletto nel tronco dell’albero recitando la formula religiosa:”Fugite partes adversae quia vos vicit leo tribus iudae”. ( Fuggite parti nemiche perché vi ha vinto l leone della tribù di Giuda)

Gli streghi ripresero le loro primitive sembianze. Il nostro uomo coraggioso li riconobbe tutti e tutti promisero che non avrebbero mai più partecipato ad orge e stregonerie. Così fu. Sul luogo fu costruita una maestaina che ancora esiste.

Altro luogo del sabba era in località Saldina (Pugliano). Anche qui una quercia così colossale che nel tronco era stata scavata una nicchia ad uso abitazione.

Il terzo luogo del sabba è indicato nella Pianaccia di Reusa, fra colossali castagni ed un enorme masso di roccia che il diavolo aveva portato in quel luogo per favorire il convegno degli streghi e delle streghe.

L’enorme masso non presenta segni o graffi.

A tutte queste corbellerie non solo credeva il popolo minuto, allevato nell’oscurantismo, con l’opposizione sistematica al progresso, ma credevano, oppure fingevano, di credere, alcuni esponenti della gerarchia ecclesiastica, anche dopo il Concilio di Trento (1545-1563).

La credenza degli streghi e delle streghe serviva, in un modo o nell’altro, ai furbi, ai birboni, agli scaltri del tempo, per vivere alle spalle dei semplici, dei creduloni. Infatti, fino a pochi anni fa, era comune un proverbio: “Al suono dell’Ave Maria, tutti gli streghi son per la via”.

Nel paese le porte venivano sprangate e nessuno osava più mettere il naso fuori dall’uscio.

Con questi modi era facile tenere sotto controllo ogni piccolo tentativo di giusto risentimento contro i soprusi, le prepotenze dei padroni, dei benestanti del paese.

Il Cillak, a Luscignano si procurò una pila di Volta e, nella notte, chiamava a raccolta i suoi contadini in un fondo buio e mostrava loro il diavolo facendo scoccare scintille di fuoco.

Era un modo per terrorizzare i quei poveri servi della gleba: i contadini (1820).

Vedi “Il dott.Cillak da Lucca a Luscignano".

Chiudo con un proverbio locale molto veritiero:” Se i fessi, gli sciocchi, non ci fossero, i furbi non camperebbero”.

 

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Ultimo aggiornamento: 05-06-25