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Il Maestro Martini |
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I mezzi di trasporto dall’Alto
Medioevo fino al 1941-1943 a Pieve San Lorenzo e nella Lunigiana Orientale
Il TRAìNO, è una specie di TREGGIA, un carro
senza ruote per trasportare carichi per luoghi scoscesi, strade strette e
tortuose. E’ formato da un congegno di quattro pezzi di legno di cerro o di
robinia, detti gambule (gambe) fermate fra loro da quattro cavicchi
appuntiti da una parte, che si ficcano nel foro di un altro legno già forato,
trivellato, per tenere uniti saldamente i due pezzi. Il foro è praticato col
succhiello, un arnese col manico di legno e la punta attorta, a
spirale.
I quattro cavicchi permettono al mezzo di
trasporto il gioco di sterzare a destra e a sinistra. I legni preferiti sono il
cero e la robinia.
Per i cavicchi è utilizzato il legno di
bosso che, per resistenza, supera il tek.
Ogni tipo di traìno ha una forma e una
funzione specifica.
Il traìno n.1 serve per il trasporto di
pietre, di sabbia, di terra, di mattoni, di tegole, di sacchi di calce e cemento
e legna tagliata non superiore ad 1 metro di lunghezza.
Il traìno n.2 ha nel centro un grosso
travicello attraversato da pioli a lisca di pesce e serve per trasportare fieno,
covoni di grano, tronchi d’albero di una certa lunghezza, pali di legno, tavole.
Il traìno n.3 è formato da un cestone di
m.1,70-1,80 e largo cm.80-90, è chiamato traìno con benna, un intreccio
di virgulti di salice, detti saliconi, usati a scopo di legatura
per costruire graticci, o intrecci, valli o capagnate usando la
stessa tecnica degli antichi Liguri.
La BENNA serve a tutto: trasporto di concime
stallatico, foglie per il rusco o letto alle mucche, erba fresca,
pannocchie di granturco, bigonce e cestoni di uva, di olive, barili di vino ed
ogni genere di masserizie.
La BENNA o TRAGGIA, una vera manna del cielo
perché fu per secoli l’autoambulanza della Lunigiana e della Garfagnana. Il
cestone, imbottito con sacchi di paglia, per attutire i sobbalzi causati dal
percorso accidentato. Serviva per trasportare gli ammalati, gli infortunati,
alla strada rotabile più vicina, dove un barroccio li portava
all’ospedale di Fivizzano.
Gli ultimi bennati furono
Micheli Leopoldo, 5/12/1853- 13/11/1941 e
Tolomei Maria Domenica, 13/11/1857-26/11/1941. I due vecchietti, caricati su due
benne, lasciarono il paese piangendo. Furono sistemati a Casola e dopo pochi
mesi “passarono a miglior vita”.
Il percorso Pieve-Casola, lungo la sponda
destra del torrente Tassonaro, era bestiale, fra una grossa pietra e l’altra:
orribile.
L’ultimo bennato fu Frediani Angelo da
Novella, portato con la benna alla via rotabile da un benefattore del paese,
Ottolini Attilio. Arrivò all’ospedale più morto che vivo. Fu riscaldato,
rifocillato, lavato, curato. Ebbe la forza di dire: “Non sono mai stato così
bene!” Anno 1943.
L’ultimo e unico artigiano costruttore di
traini o benne, Ottolini Olimpio, abita nella frazione di Novella, in Pieve San
Lorenzo, costruisce cesti e panieri con intrecci viminei. E’ l’unico e ultimo
valente artista di una generazione ormai estinta.
Ultimo aggiornamento: 06-06-25