Il Maestro Martini

IL CERTIFICATO DI POVERTA’

 

Nell’anno 1927 in Italia viene pubblicata LA CARTA DEL LAVORO  dell’ordinamento CORPORATIVO del fascismo, associazione di lavoratori che esercitano lo stesso mestiere oppure la stessa professione, legati reciprocamente insieme da speciali diritti e doveri.

 

Sorsero l’associazione dei minatori, dei meccanici, degli agricoltori, dei muratori, dei falegnami, dei commercianti e perfino quella dei BECCHINI.

 

Sempre nel 1927 fu resa obbligatoria l’iscrizione all’ISTITUTO NAZIONALE DELLA PREVIDENZA SOCIALE e l’iscrizione all’ISTITUTO NAZIONALE ASSICURAZIONE I.N.P.S. e I.N.A. di tutti i dipendenti delle varie ditte imprenditrici dei lavori.

 

L’impresa versava all’ I.N.P.S. e all’I.N.A. una quota propria per ogni dipendente assunto al lavoro e anche al dipendente veniva trattenuta una piccola quota da versare alle casse dei due istituti. La creazione delle due istituzioni fu molto avversata dai DATORI DI LAVORO e molti tentarono di evadere.

 

L’ I.N.P.S., dopo alcuni anni dette i frutti sperati: furono assegnate, ai vecchi lavoratori, le prime PENSIONI VITALIZIE, consistenti in pochi spiccioli che però davano ossigeno a chi non era più in grado di lavorare.

Le prime pensioni avvennero nel 1928-1929-1930 e nel 1946 un pensionato riceveva dall’ I.N.P.S. Lire 3.000 mensili. Una manna caduta dal cielo.

E’ spontanea la domanda. “E prima?”

Ecco la risposta: Il comune rilasciava un “CERTIFICATO DI POVERTA’”

 

IL PODESTA’ …………….. vista la richiesta di ……….. tendente ad ottenere il CERTIFICATO DI POVERTA’, lo rilascia con il permesso di MENDICARE nel territorio del comune di ……….

 

IL PODESTA’

 

Il CERTIFICATO DI POVERTA’, o di MENDICITA’, doveva essere portato dal titolare bene in vista, ben visibile, pena l’arresto nella CASA CIRCONDARIALE DI CAMPORGIANO. Le carceri.

 

Prima della legge per la pensione, una lunga fila di POVERI invadeva il paese di Pieve San Lorenzo, il giorno prima del SANTO PATRONO.

 

Nella nostra famiglia era uso fare due pani di più del solito numero ed una torta di patate in più, per i POVERI.

 

Questi nostri fratelli dormivano nelle capanne e, finita la festa, tornavano alla loro misera dimora con un SACCHETTO PIENO della carità di altri miseri ma più fortunati di loro. chi non era in grado di andare ad ELEMOSINARE, moriva in qualche tugurio ed il Comune si addossava la spesa di quattro tavole per la CASSA DA MORTO.

 

Sempre in quegli anni sorse un’altra iniziativa benefica, l’ENTE COMUNALE ASSISTENZA - E.C.A ed i fondi erano erogati dalla Prefettura in base ad un elenco aggiornato dei POVERI DEL COMUNE.

 

L’E.C.A. assegnava ai bisognosi, BUONI ALIMENTARI da acquistare nell’ambito del Comune. nell’ E.C.A. confluivano i contadini, vecchi che non potevano più lavorare la terra ed i figli erano emigrati e forse avevano migliorato il loro tenore di vita, dimenticando chi per loro aveva tanto sofferto.

 

Per tanti anni ho ricoperto la carica di presidente dell’ E.C.A. di Minucciano e, rileggendo l’elenco dei miei 58/60 assistiti, non so darmi spiegazione per tanta povertà, per tanto dolore e squallore.

 

A chi aveva il CERTIFICATO DI POVERTA’ il PODESTA’ rilasciava un permesso speciale col quale poteva avere una CAPRA e portarla a pascolare lungo le vie campestri del Comune, purché tenuta legata da una corda lunga non più di sei braccia, circa tre metri.

 

Questo permesso era dato anche alle mamme NUBILI alle quali era nato un GETTATELLO.

 

I GETTATELLI erano i figli nati fuori dal matrimonio e portati, di nascosto, alla RUOTA degli ospedali, dei conventi, delle comunità religiose che cercavano di allevarli ed affidarli a chi ne faceva richiesta.

 

I GETTATELLI erano numerosi, anzi numerosissimi: la maggior parte moriva di stenti in tenera età.

 

Per capire come la miseria, l’indigenza regnavano sovrane nelle plaghe della LUNIGIANA ORIENTALE, ricorderò un fatto particolare.

 

Una famiglia di MISERI aveva una CAPRA e l’autorizzazione dal PODESTA’ a condurla a pascolare lungo le stradette della campagna, tenendola al guinzaglio con una corda di TRE metri e mentre la CAPRA brucava i cespugli della siepe, la donna allungava le mani ai bordi della strada e, con un coltellaccio, raccoglieva radicchi selvatici - cascella, pimpinella, trafilo, ed altre erbe che portava a casa nel TASCHETTO per sé e per i conigli.

 

I proprietari dei terreni insorsero protestando presso il comune perché “QUELLA DONNA DANNEGGIAVA LA CRESCITA DEL FIENO”.

 

Attualmente, nel mese di giugno, nella campagna si alzano alte colonne di fumo denso: è il fieno che, tagliato, rastrellato, ammucchiato, viene bruciato per ripulire i terreni ed allontanare il pericolo di incendi.

 

L’economia agricola è STRAVOLTA

 

Anno 2001

 

 

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Ultimo aggiornamento: 07-06-25