Il Maestro Martini

I PROFONDI SEGNI DI UNA PIU’ PROFONDA POVERTA’

 

LA RACCOLTA DELLA LANA

 

I profondi segni di una ancor più profonda povertà che si protrassero fino agli anni 1958/1960 sono:

la CERCA della lana.

Nei paesi della Lunigiana e della Garfagnana vi era una certa quantità di pecore, le quali pascolando nei boschi, camminando lungo le strade di campagna, lasciavano dei piccoli BATUFFOLI di lana attaccati alle spine.

erano pochi fili, ma preziosi, venivano raccolti, cardati, filati per ricavarne calze di lana.

 

LA “FATTA” LE “FATTE”

 

Ogni piccolo paese aveva un certo numero di “VACCHE” ed ogni famiglia di contadini una ASINA. Gli animali venivano inviati al pascolo, oppure al lavoro, ogni giorno camminando lungo le strade lasciavano gli “ESCREMENTI” , chiamate “FATTE”.

Le donne, i ragazzi, ed anche gli adulti, andavano alla ricerca delle “FATTE”. per preparare il concime per l’orto oppure per il campicello..

Gli escrementi erano raccolti in un “VALLO”, un cesto costruito con vimini intrecciati per il trasporto di piccole pietre, di terra, di frutti, di concime, e accumulati in un posto coperto detto “CONCIMAIA”.

 

Ma perché i contadini preferivano avere un’ASINA e non un ASINO?

La scelta era perché l’asina portava il BASTO e la SOMA come l’asino maschio, in più ogni dodici mesi “FIGLIAVA”, cioè dava alla luce un asinello oppure un muletto, a seconda se il padre era un asino oppure un cavallo e costituiva una fonte di guadagno per la famiglia.

 

LA RACCOLTA DELLA LEGNA

 

Non tutti avevano una “SELVA” castagni, dove, con la ripulitura, la “POTATURA”, per avere frutti più abbondanti, si procurava anche la legna per la casa.

I “NULLATENENTI”, i poveri, vagavano per le selve a raccogliere stecchi caduti dai rami delle piante e raccogliendo ginestre ed erica per farne un fascetto, portarlo a casa e serbarlo per l’inverno.

 

Anche per questa raccolta chiedevano il permesso al proprietario della selva.

 

LA RICERCA DELLE LUMACHE O DELLE CHIOCCIOLE

 

La cerca delle lumache era libera, tutti potevano andare lungo le siepi delle strade di campagna, lungo il greto del fiume, nei ginestrai a cercare lumache.

Venivano poi messe a SMALTIRE, per alcuni giorni, in un BIGONCIO chiuso, poi gettate in un grande paiolo con acqua bollente. Appena cotte erano estratte dal guscio, tolto l’intestino, e condite con foglie di maggiorana, rosmarino, sale e costituivano un cibo appetitoso, ma poco nutriente.


Mi riferiscono che nella frazione di ALBIANO, vi era un certo capitano Ottolini, il padrone del paese, il quale vietava la cerca delle lumache prima di un cenno di campana. In tal modo si procurava la raccolta più abbondante, lasciando al popolo affamato quello che LUI aveva lasciato.

 

28-12-1995

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Ultimo aggiornamento: 06-06-25