Il Maestro Martini

LA PATATA

Questo prezioso frutto della terra, già conosciuto e coltivato in America del Sud, attuale Cile, Colombia e Perù, da circa 2.500 anni prima di Cristo e cioè circa 5.500 anni fa, fece la prima apparizione in Europa nel 1565.

I suoi tuberi, portati da Santa Fè de Bogotà, furono accolti con diffidenza pensando che si volesse avvelenare chi li mangiava.

I primi a farne uso furono i Francesi. La patata in Francia fu considerata poi una rarità molto costosa ed il primo piatto di patate fu servito ad un banchetto del Re Luigi XIII, nel 1616.

Un agronomo e chimico francese, Antonio Parmentier, nato a Montdidier nel 1737, divulgò in Francia ed in Europa la coltivazione della patata incontrando tanta difficoltà e diffidenza.

Dopo la sua morte fu proclamato “benefattore dell’umanità”, per avere sconfitto la fame in Europa con questo nuovo prodotto.

In Lunigiana fu importata dalla Germania da un emigrante lunigianese nel 1777 di nome Biagio Grilli, di Adelano, comune di Zeri (MS), che portò due bulbi da coltivare nel proprio paese.

Dalla zona di Pontremoli si estese poi in Lunigiana e in Garfagnana.

Nella comunità di Minucciano si sviluppò specialmente nel “Piano di Gorfigliano”, che è un terreno fertile perché residuato di un lago naturale oppure di una morena del Paleolitico.

E’ una terra sabbiosa e ricca di sostanze vegetali e animali in decomposizione.

In altri terreni si praticava la tecnica del “debbio”, cioè forni con zolle di terra e pelliccia di fieno secco, accendendovi il fuoco come si fa nelle carbonaie.

La pelliccia bruciata lascia residuati di cenere e terra molto sciolta e finissima. Ecco il terreno ideale per la patata.

Non abbiamo statistiche che ci rivelano la quantità di prodotto ricavato, si sa però che la patata, come la castagna, fu l’unica risorsa alimentare in tanta miseria e in tanta fame.

Per tanti anni fu usata anche come “merce di scambio” con i paesi della Garfagnana con il peso corrispondente di vino, oppure in rapporto di uno a dieci se si trattava di olio di oliva.

Dopo il grano, nessuna pianta, nei nostri paesi, ha più importanza della patata nell’alimentazione.

Dobbiamo essere riconoscenti ad Antonio Parmentier, il quale affermò per primo che la patata era il pane “già fatto”, non richiedeva né molino né fornaio.

Cotta sotto la cenere calda del focolare, ha un sapore squisito, cotta nell’acqua bollente può gareggiare col pane.

Per propagandare la coltivazione di questo tubero, un giorno il Re di Francia Luigi XIV, comparì in una pubblica festa con un mazzo di fiori di patata in mano. Fu una corsa alla coltivazione, non per i prodotti sotterranei, chiamati “pommes de terre”, ma per i colori bianco e viola dei fiori.

Occorreva convincere il popolo alla coltivazione per uso alimentare.

Parmentier acquistò un vasto terreno nei dintorni di Parigi, lo circondò con un’alta palizzata e vi seminò tante, tante patate.

Vi pose le guardie, con divieto a tutti di prendere quei misteriosi frutti.

Intanto aveva ordinato in segreto alle guardie di vigilare di giorno, ma allontanarsi di notte, per non disturbare coloro che volessero entrare nel recinto a prendere i tuberi.

La chiusura fu abbattuta dai fortunati ladri ed il terreno saccheggiato. I tuberi sparirono come neve al sole. Il disprezzato prodotto fu portato via a sacchi.

Nessuno inseguì i ladri ed il povero Parmentier pianse di gioia e li benedisse.

Con la sua innocente astuzia aveva salvato l’umanità dalla fame e dalla carestia.

Il tubero

Per molti secoli fu accusato di proprietà malefiche e velenose e non avevano tutti i torti.

La patata è nutritiva perché contiene una materia farinosa, chiamata “fecola”, contenente tanti piccolissimi granulini nella polpa del tubero.

Alcuni chiamano la fecola anche amido, in realtà si assomigliano molto, ma la fecola si estrae dalla patata e l’amido dai cereali come il grano.

Dalla fecola si può estrarre anche lo zucchero e con la fecola si fabbricano paste, dolci e confetti.

Nei paesi del Nord Europa, dove la vite non cresce a causa del freddo, si preparano bevande alcoliche, come il vino, con la fermentazione della fecola di patate.

Il tubero della patata, può essere, come detto, pericoloso e velenoso, se cresce scoperto, nella parte esposta al sole può depositarsi la “solanina”, un alcaloide che si forma appunto nei tuberi di patata esposti al sole. Il tubero si colora di un verde pallido e non va raccolto, anzi distrutto.

I tuberi assumono le forme più strane: oblunghe, tondeggianti, quasi sferiche ed a volte si avvicinano a forme antropomorfe. 

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Ultimo aggiornamento: 05-06-25