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Il Maestro Martini |
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CENNI STORICI I castellieri erano abitati dai Liguri Apuani, un popolo molto prolifico, fiero della sua indipendenza, resistente alla fatica, alle privazioni, valoroso in guerra: la donna combatteva accanto all’uomo. Onoravano i morti con le statue stele. Non praticavano o non conoscevano l’agricoltura, vivevano di caccia, di pesca, di pastorizia, raccogliendo i frutti che la natura spontaneamente dava. Vivevano in capanne sui cocuzzoli tondeggianti dei monticelli (Tito Livio: “vicatim”). I loro villaggi, i “vici”, non erano protetti da muri né da staccionate, ma dal valore degli abitanti. Le loro capanne erano protette dalle intemperie con intrecci viminei. Intrecci di virgulti intonacati con argilla e coperti con i lunghi steli di sorgo, una graminacea ancora coltivata in Garfagnana. Non conoscevano il ferro, ma il bronzo, una fusione di rame e di stagno. Con il bronzo costruirono le prime “armille” o braccialetti, le “fibule” o fibbie ed altri ornamenti femminili. I recipienti di terracotta, variamente modellati, sono formati da una pasta molto grezza, grossolana, primitiva. I Liguri conobbero il ferro quando vennero a contatto con gli Etruschi. Lavoravano magistralmente la selce, ricavandone punte per frecce, per lance e per asce. E’ ritenuto che San Paolino, discepolo di San Pietro, sia stato il primo battezzato dei coloni romani che erano in Lucca e dei Liguri. Altra memoria l’abbiamo nell’anno 347 dell’era cristriana, quando il Vescovo Massimo, dalla Toscana (Lucca), partecipa al secondo Concilio Ecumenico di Sardine (Sofia), per la condanna dell’eresia di Ario. “MAXIMUM A TUSCIA DE LUCA” Da Lucca e non da Luni partirono i primi missionari per portare il Vangelo ai fratelli lungo le impervie gole del fiume Serchio. E’ risaputo che la loro fatica non ebbe esito felice. Non furono compresi, anzi osteggiati ed accolti a pietrate. I missionari parlavano di cose che
quei pastori, quei cacciatori, non riuscivano a capire e lanciarono loro pietre
che, per
miracolo si trasformarono in pagnotte di pane. Circa gli anni 500/600 viene fondata Pieve di Sala. La chiesa battesimale è dedicata a San Pietro (attuale Piazza al Serchio). E’ la prima ecclesia battesimale dell’Alta Garfagnana e sorgeva nell’attuale area della scuola media, luogo detto “alla Canonica”. L’appellativo “Sala” è una voce bizantina che sta ad indicare: palazzo amministrativo, palazzo di giustizia, sede estiva del Vescovo. Il toponimo Sala è molto diffuso anche in Lunigiana, esiste anche in Pieve San Lorenzo. Dalla ecclesia battesimale di Sala ebbero origine altre pievi, o plebanie, della Lunigiana Orientale, come Pieve San Lorenzo, che sorse nel fondovalle circondata da molti castellieri. Nella ecclesia battesimale si svolgevano le varie attività cristiane ed anche commerciali, come lo scambio dei manufatti, oppure dei prodotti agricoli.. Altra plebania è quella di Codiponte, con il fonte battesimale ad immersione posto sul lato Nord del tempio. La plebania battesimale di San Pietro di Offiano, nei pressi di Castiglion della Ginestra, sulla Via Clodia Nova per Tea-Modena. La pieve battesimale di Viano, sulla sinistra del fiume Lucido, anch’essa con fonte battesimale ad immersione. La Pieve di Santa Maria Assunta di Soliera, della quale sono rimaste pochissime tracce. Tutte le ecclesie battesimali avevano il fonte battesimale ad immersione posto sulla sinistra dell’entrata principale: lato Nord, poiché questa parte era ritenuta il principio, l’origine del male ed il regno del Demonio. L’entrata principale del tempio era rivolta intenzionalmente rivolta verso la Francia, perché “defensor fidei”, difensore della fede. Date e riferimenti Da un documento dell’anno 767, si ricava che Gundoaldo, medico dei re longobardi, lascia al monastero di San Bartolomeo, presso Pistoia, i terreni e le case di Antognano, nel territorio lunigianese. Nell’anno 1033, Adalberto II, longobardo, lascia al monastero di Castiglione di Parma, da lui fondato, la decima parte dei suoi beni, terreni e case, in località Cuccarello di Fivizzano e tanti altri non ancora identificati. Nell’anno 1066 il nobile Guiterno dona Regnano ed altre terre della Lunigiana Orientale al Vescovo di Luni. Le varie ecclesie battesimali poste nella Lunigiana Orientale furono assegnate al vescovo di Luni dal Papa Eugenio III nell’anno 1149 e, successivamente, confermate dal Papa Innocenzo III nell’anno 1202. Dell’esistenza di una ecclesia primitiva, emanazione della chiesa madre di Piazza de Sala, è testimoniata dai vari reperti venuti alla luce in questi anni.
Infine la tradizione, durata per secoli e secoli, seguendo la quale alcuni fedeli di Pieve San Lorenzo esprimevano il vivo desiderio di essere seppelliti nel versante dello spartiacque che guarda Piazza de Sala, riconoscendo in quel versante l’origine della fede e della salvezza della loro anima. (Vedi ricerca sul toponimo San Zeno, in Pieve San Lorenzo, località Bugliatico.) Appendice Un’ulteriore conferma che la luce
del Vangelo è arrivata nella ecclesia
battesimale di Pieve San Lorenzo, di Codiponte, di San Pietro di Offiano e
nelle altre plebanie della Lunigiana orientale, dalla valle del fiume Serchio,
perciò da Lucca, ce la dà anche un documento dell’anno 504 d.C., che parla
della costituzione della Diocesi di Luni.. Prima di tale data nessun accenno a quella comunità cristiana. |
Ultimo aggiornamento: 05-06-25