Il Maestro Martini

 SUPERSTIZIONI

Superstizione legata al periodo fra San Giovanni Battista e San Pietro.
 

A Pieve San Lorenzo è uso accendere un fochetto davanti alle case la vigilia di San Giovanni per allontanare gli spiriti cattivi e vi è la convinzione che se si mangiano “tre more” di rovo, colte la mattina prima dell’alba del 24 giugno, non si avrà mal di pancia per tutto l’anno.

Per San Pietro pescatore è proibito fare il bagno nel fiume perché è molto pericoloso. Dice il proverbio: “San Pie’ ne vuol un con le’ ”. San Pietro vuole un affogato.

Superstizione legata al culto dei morti.

 La mattina dei morti, due novembre, i componenti della famiglia si alzano dal letto molto presto, circa le ore quattro, vanno in chiesa, dando così la possibilità ai morti di tornare una volta l’anno a riposare nel proprio letto.

 Notizie sul “buffardello”.

Il buffardello è un omino alto pochi palmi, ha la barba bianca e lunga, la testa piuttosto grossa.

E’ dispettoso: durante la notte, mentre i cavalli dormono, egli si avvicina ed intreccia la coda e la criniera, sicché al mattino lo stalliere deve arrabbiarsi per stricare quel groviglio di crini.

E’ anche intenzionalmente cattivo: infatti mentre i bambini dormono nella “cuna”, la culla, egli si avvicina e tenta di soffocarli tappando loro la boccuccia, ma non riesce nel suo intento perché ha le mani “forate”, bucate.

Superstizione, legata alla notte di Natale.

 Occorre aver molto coraggio, ma chi è proprio deciso può farlo. Si prende un gatto tutto nero si va in un luogo remoto, dal quale non si devono sentire le campane della Notte Santa, si strofina il pelo del gatto, ma “contro pelo”, si leveranno scintille di fuoco ed apparirà il diavolo.

Il fatto è spiegabile scientificamente per la presenza di fosforo sul pelo dell’animale.

Si dà da mangiare in abbondanza alle bestie nella stalla.

Il “malocchio” era una vera piaga in Pieve San Lorenzo.

 Bimbi “maldocchiati”, che non crescevano, ridotti a scheletri viventi, mucche che non davano latte in abbondanza per mancanza di pascoli…

Si ricorreva alle “fattucchiere” che levavano il malocchio.

Il metodo era molto semplice: un piatto giallo di terracotta, riempito d’acqua sulla quale si facevano cadere alcune gocce di olio di oliva, pronunciando parole che solo la guaritrice conosceva.

Se le gocce si spargevano significava che c’era il malocchio. Se le gocce rimanevano intatte il malocchio non c’era.

Altro modo era la segnatura del malocchio. Il “segnatore”, un uomo, prendeva una moneta d’oro e la passava sull’ammalato e nelle varie parti del corpo, facendo strani segni e pronunciando parole incomprensibili.

Se guariva portava un dono al guaritore.

Magia antitempesta

 Questa magia è ancora praticata dai vecchi agricoltori, i quali temono la grandine, i temporali che danneggiano i raccolti.

All’avvicinarsi della tempesta prendono il “paletto” del focarile con un po’ di brace, vanno sull’uscio di casa e bruciano pezzetti di candela benedetta e foglie di olivo benedette la Domenica delle Palme.

Altri usano portare le catene del camino nell’aia.

Una grande tempesta, quella della notte del 19 settembre 1920, e cioè 12 giorni dopo il terremoto.

In quella notte un vero e proprio ciclone si abbattè sul paese. Strappò dal suolo i “capannotti”, i ricoveri provvisori che i terremotati si erano costruiti alla rinfusa. Sradicò castagni colossali, di svariati quintali, trasportandoli da una all’altra selva. Finita la tempesta, nessuno riconosceva le proprie piante.

Arrivarono gli aiuti ai terremotati ed ecco la verità. La mia famiglia, composta da quattro persone ebbe:

una coperta grigio-verde, un telo triangolare militare, otto “gallette” e quattro scatolette di carne in conserva.

Altra magia antitempesta.

“Santa Barbara e San Simon, Dio ci liberi dai lampi e dai tron (tuoni)”

Santa Barbara benedetta ci liberi dalla saetta (fulmine)”

Vari modi per trovare marito

Il “filtro” si dice che fosse praticato fino a pochi decenni fa (1930/1940).

Ecco la “fattura” e gli elementi per il filtro, un beveraggio magico che si credeva avesse virtù d’innamorare: pezzetti di capelli tritati, alcuni peli della persona interessata alle nozze ed alcune gocce di sangue.

Il tutto bollito in un pentolo di terracotta e filtrato a un panno di canapa, veniva somministrata alla persona amata, la quale, da quel momento era in balìa dell’autore del filtro.

Questa fattura era creduta così sicura che un’ostetrica mi confidava che suo figlio era stato stregato con un simile filtro ed aveva perduto la testa dietro una ragazza del paese “molto allegra”.

Segni di sventura e di sfortuna.

E’ considerato segno premonitore di sfortuna se un gatto nero attraversa la strada. Così pure se si rompe una bottiglia di olio; se si parte o si sposa di martedì o venerdì.

“Né di Venere né di Marte, non si sposa e non si parte”

 Segni portatori di fortuna

 Se si incontra una persona gobba.

Se un gatto bianco attraversa la strada.

Superstizione relativa alla protezione dei neonati

Ai neonati si appendevano al collo cornetti, manine, figure apotropaiche, “brevi” e “scapolari” contenenti pezzetti di candele benedette, foglie di olivo tritate e pezzetti di palma benedetta.

Medagliette e santini, altre figure votive, erano cucite agli indumenti dei piccoli.

I “segnati” da Dio

 Purtroppo questo pregiudizio è sopravvissuto fino a pochi anni addietro.

Se vedevano un povero “infelice” ( un handicappato) dicevano: “Guardati da un segnato da Dio!”

Molti fuggivano facendosi il “segno di croce”.

 Streghi e streghe

Questi si radunavano il sabato, con la luna piena, in località Montale, nei pressi di Pugliano, oppure in località Saladina, sempre sotto una grande quercia, per celebrare il “Sabba”, una festa orgiastica nella quale i partecipanti assumevano l’aspetto di gatti e gatte, arrampicandosi sui ram della quercia.

L’orgia proseguiva fino alle prime luci dell’alba, poi riprendevano la propria sembianza e tornavano al paese.

Un uomo molto coraggioso, timorato di Dio, volle por fine a queste orge di peccato. Prese uno stiletto benedetto sul quale era impresso un crocifisso e, ficcando lo stiletto nella quercia gridò: “Fuggite parte avversa, perché vi ha vinto il leone della tribù di Giuda (Cristo).

Streghi e streghe rimasero paralizzati.

Li riconobbe tutti, pur avendo la faccia a gatto e promise di non rivelare i loro nomi purché si pentissero delle loro malefatte, e così fu.

 Il tesoro nascosto nel “castelliere” di Pugliano

Nel castelliere di Pugliano è sepolta una pignatta piena di monete d’oro. Il tesoro è protetto da una donna bellissima nel volto, ma col corpo di serpente. Incanta con una nenia chi si avvicina.

Solo chi riuscirà, con gli occhi chiusi, a sputarle in bocca, avrà il tesoro.

Superstizione legata alla festa dell’Ascensione

In questo giorno non si deve fare nulla, neppure strappare un filo d’erba, altrimenti le formiche invaderanno la nostra casa.

Anche gli uccelli, in questo giorno, non portano l’imbeccata ai piccoli nel nido. Anche le galline non depongono le uova.

 Superstizione legata alle conchiglie 

A Equi Terme (MS), nella “Tana della volpe”, luogo detto il “Il solco”, abbiamo trovato i resti fossilizzati di un uomo, età 35/40 anni, il cui corpo era ricoperto da uno strato di “limax simplex”, ora estinta.

E’ ritenuto che lo scheletro rinvenuto fosse da attribuire al Paleolitico superiore, 11.000 anni fa, sviluppo dell’Homo Sapiens.

La superstizione della cultura della conchiglia è ancora viva in molte tribù dell’Africa.

 La superstizione legata alla notte di Natale a Gorfigliano

 Nel paese di Gorfigliano (LU), nella notte di Natale si accendono grandissimi “falò” per riscaldare Gesù Bambino. E’ tradizione che i falò siano alimentati con legna di piante sempre-verdi, come il  ginepro e il tasso (taxus baccata). 

Superstizione relativa alla protezione dei bimbi.

A Pieve San Lorenzo si insegnava ai bimbi questa poesia-preghiera:

“Al letto, al letto me ne andavo.

Quattro angeli trovavo.

Due da piedi e due da capo.

Gesù Cristo dal mio lato.

E mi disse che dormissi,

che posassi,

che paura non avessi,

fino al punto della morte.

Anche alle mucche che aspettavano un vitellino si appendeva alle corna un “breve”, oppure “scapolare”, cioè un sacchetto di circa cinque centimetri per cinque, ripieno di pezzetti di candela benedetta, di foglie di olivo benedetto. Il sacchetto doveva essere un quadratino di stoffa di colore rosso, contro il “malocchio”.

Questa tradizione è durata fino circa gli anni 1958/1960. Il fatto è spiegabile perché la mucca era l’unica ricchezza per la famiglia.

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Ultimo aggiornamento: 05-06-25