Il mio paese

I Tolomei

Ricerca di Giovanni Martini

Nell’anno 1531 troviamo a Lucca Claudio Tolomei, oriundo o fuggito da Siena. Il Tolomei, uomo d’arme, sostiene che il governo della Repubblica deve essere formato da un “Parlamento stretto, allontanando così dalle cariche ed affari pubblici, la plebe, che porta rovina e sterminio agli uomini da bene.”

Come si vede il Tolomei voleva un governo oligarchico totalitario, concentrato nelle mani di pochissime famiglie lucchesi, allontanando dall’amministrazione il partito popolare, cioè della plebe, del popolo.

Scoppiarono tumulti, ribellioni guidate dagli straccioni e molti nobili, fra i quali Claudio Tolomei, pensarono di allontanarsi da Lucca per salvarsi la pelle.

È risaputo che i politici hanno sette vite come i gatti, muoiono in un paese ma risorgono in un altro e meglio di prima.

Il nostro Tolomei si stabilì nelle terre di oltre giogo* (terrae ultra jugum) nella Vicaria di Minucciano come uomo d’arme, e qui fece fortuna; in pochi anni divenne proprietario dei terreni migliori di Pieve San Lorenzo.

I suoi possedimenti erano: Bugliatico, la Chiosa, Sala, San Zeno, Colle Uccello, il Padule, la Costa, il Colletto, il Battaglino, Corona, il Biancolo e Prato Grande.

Tutti terreni fertili coltivati a viti, olivi e cereali. Molti terreni erano recintati con muro a calce "a petto d’uomo" e con portone arcato per entrata.

Possedeva castagneti che si estendevano dal Torrente Tassonaro all’abitato di Bergiola.

Disponeva di frantoi per frangere le olive e mulini per macinare castagne secche e cereali. Costruì fabbricati di abitazione molto comodi e ampi, con fondi alti e solai sorretti da voltoni. Questi fondi costituivano le cantine per il vino, per l’olio, per gli scrigni della farina dolce e quanto altro.

Le case erano costruite a tre piani, con tetto a padiglione, cioè spiovente a quattro acque. La porta d’entrata con soglie bugnate di pietra arenaria e la parte superiore a tutto sesto, a semicerchio, con scolpite le teste apotropaiche per scacciare gli spiriti cattivi; gli streghi e le streghe. La porta arcata stava ad indicare l’agiatezza, la ricchezza del proprietario che vi abitava.

Nei fondi dei grandi fabbricati in Vinacciara e Bugliatico, aveva impiantato dei telai per la tessitura della canapa e della lana.

Sempre nell’abitato di Vinacciara fece costruire una chiesina dedicata a Santa Caterina da Siena ed a Bergiola un’altra chiesina dedicata a San Luigi e questo, da buon politico, non lo fece per un sentimento religioso, ma per politica.

Gli eredi Tolomei si stabilirono a Bugliatico, Vinacciara e a Bergiola e si sono estinti negli ultimi decenni del 1900.

Appendice

Nella chiesa della Plebania di Pieve San Lorenzo, vi è un altare marmoreo del Volto Santo, come in tante altre chiese della Lunigiana e della Garfagnana. L’altare porta la data 1707 con la scrittura: Questo altare è stato eretto da Spinetti Andrea che rappresentava Lucca in questo paese, come suo voto. Come tradizione però era chiamato: altare dei Tolomei, oppure di quelli della Rosa, cioè i Tolomei.

Il quadro dell’altare dell’Ultima Cena, attualmente con la statua di S. Antonio da Padova, porta la data e la scrittura: Hic recolitur Cena Novissima (qui si ricorda l’Ultima Cena) Dono, essendo priore, Luzio Tolomei, anno 1749. Il quadro è andato disperso.

 

 

Note

°Terre di oltre giogo, cioè oltre il passo, o giogo, dei Carpinelli. Così furono chiamate nell’anno 1450 dalla Repubblica di Lucca, i paesi di:
Pugliano, Metra, Albiano. Semezzana, Pieve San Lorenzo, Vinacciara, Bugliatico, Novella, Renzano, Gramolazzo, Agliano, Castagnola, Gorfigliano e Minucciano, sede della Vicaria di Lucca.

 

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