BERGIOLA 

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Ricerche sull’abitato di Bergiola  di Giovanni Martini (1913-2003)

Bergiola, dal germanico "bergh", che indica colle, altura. La sua origine va ricercata nei castellieri liguri del II –III sec. A. C.."Ligures abitant vicatim" : i Liguri abitano sparsi per villaggi, in capanne di legno coperte con paglia e lunghi steli di fieno. La capanna era chiusa intorno con un intreccio di lunghi virgulti o polloni viminei; intonacati negli interstizi con argilla impastata con sterco di mucca; così ci tramanda lo storico romano Tito Livio, nato nel 50 a.C. e morto nel 15 d.C., nella sua storia di Roma.

Il colle di Bergiola, a 500 metri s.l.m., era un luogo ideale per i Liguri, nascosto in una intricata boscaglia nella quale era facile trovare rifugio all’arrivo del nemico: i Romani.

I "villaggi" abitati dai Liguri si vedono uno con l’altro e potevano avvertirsi con segnali reciproci in caso di pericolo.

Da Bergiola si vede benissimo il castelliere di Renzano, dove esiste il toponimo "casteddar", il castelliere di Saldina (Saladina), E Pugliano, il castelliere di Artigliano, luogo detto "castedd"

Vai alla mappa dei "castellari"

Quello della "pianaccia" di Reusa e Turlago, "tur lacus", luogo, bosco, selva sacra alla dea ligure-etrusca "Turan", poi identificata dai Romani, con la dea Venere.

Nel castelliere di Renzano furono eseguiti scavi razionali, con ritrovamento di tanta terracotta rozza, selci per frecce, scuoiatoi, fusarole per filare la lana, frammenti di "armille" (bracciali) in bronzo, un percussore per accendere il fuoco, il tutto databile III IV sec. a.C..

D'altronde, in località Renzano, la toponomastica ci indica un luogo detto "vicch", vicus, villaggio.

I reperti suddetti sono esposti al museo Civico di La Spezia, al quale furono consegnati nell’anno 1965, dopo gli scavi eseguiti da Martini Gabriella.

Tutti i suddetti castellieri liguri hanno conservato il loro toponimo di "castddar", perché non più continuamente abitati, mentre il castelliere di Bergiola, a subito l’evoluzione del nome in "Bergalla", perché abitato dall’età del ferro fino al 1920.

Mancano naturalmente cenni storici per il periodo romano, ma il suo nome compare nell’anno 1149, allorché il Papa Eugenio III confermò al vescovo di Luni la sovranità spirituale su Pieve San Lorenzo, con relativi casali e cappelle, come San Michele a Minucciano, Santa Maria Assunta ad Agliano, San Simone e Giuda a Castagnola, San Giusto a Gorfigliano, San Bartolomeo a Gramolazzo, oltre ai casali di Vinacciara, Bergiola, Metra, Renzano, Novella e Bugliatico.

Nell’anno 1602 il Duca Estense di Modena, inviò in Garfagnana, attraverso il Passo di Pradarena e Tea, un esercito di avventurieri comandato dal generale Bentivoglio Ippolito, saccheggia e distrugge radendoli al suolo, alcuni paesi delle "terre di oltre giogo",come Sermezzana, Albiano, Bugliatico, Antognano, Novella, Metra, Pieve San Lorenzo, Vinacciara e Bergalla (Bergiola), come rappresaglia alla Repubblica di Lucca che aveva occupato Fabbriche di Vallico e Motrone, sulla riva destra del Serchio.

Con questa rappresaglia fu portato via il bestiame, furono tagliate le piante da frutto, gettando nella più squallida miseria i superstiti.

L’abitato di Bergiola non viene più ricordato in tanti fatti d’armi che si susseguirono nelle "terre d’oltre giogo".

Gli "Anziani" di Lucca inviarono un presidio di soldati di stanza a Pieve San Lorenzo per la difesa. Da questa spedizione punitiva si salvò Minucciano, perché difeso dalle "colubrine", i cannoni del tempo e, con Minucciano gli altri casali.

Il Paese di Bergiola è cinto, in forma quasi poligonale, da un muro alto metri tre e dai muri perimetrali delle case che contribuivano a rendere più sicuro l’abitato che, formato da dodici "fuochi", abitazioni, disponeva di tre cisterne per l’acgua piovana, ed una cappella, di metri quattro per quattro, dedicata a San Luigi.

Una "rogazione" parrocchiale passava per Bergiola, dove veniva fatta la "richiesta" e la distribuzione di una fetta di polenta e formaggio ai partecipanti, mentre la campanella suonava a festa.

La Santa Messa era celebrata dal cappellano, Don Giulio Mariotti, che poi si dedicava ad "insetare" castagni, stuccare le cisterne, a cingere con muri i terreni circonvicini, forse di proprietà della sua famiglia.

La pietra usata è l’"arenaria", scavata nel lato sud del paese, mentre la sabbia era prelevata da una cava assai vicina: la "pozzolana" dal color fegato e colore bluastro, materiale vulcanico - cementizio molto forte.

Sono i ben noti "scisti policromi"che corrono da Aulla al Monte Prana di Lucca, nella parte nord delle Alpi Apuane.

Le risorse, assai povere, del paese erano l’agricoltura e la pastorizia.

Intorno al paese sono ancora visibili i terreni a terrazza, a pianette, per la semina dei cereali, l’impianto di olivi e viti.

L’olivo prospera rigoglioso in queste plaghe, poiché è un terreno calcareo.

La famiglia benestante del paese, Francesca Tolomei, possedeva fertili terreni in Pieve San Lorenzo.

Il terremoto del 7 settembre, alle ore sette del mattino, devastò Bergiola, e le ultime famiglie: i Tolomei, i Mariotti, i Puccini, i Brusadelli, abbandonarono definitivamente il paese, oggi ridotto ad un cumulo di pietre e rovi.

La chiesina di Bergiola

Appendice sulla ricerca del castelliere di Bergiola

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